Dopo otto giorni tra capi di stato e di governo sudamericani Matteo Renzi alle prime ore dell'alba è rientrato a Roma trovando ancora tutta in piedi la ”grana-Marino” con il balletto delle dimissioni del sindaco date ma revocabili sino a lunedì prossimo. Un tira e molla che nel Pd si prova a chiudere con l'incontro nel pomeriggio nella casa dell'ex assessore Marco Causi al quale Marino partecipa ritrovandosi insieme al commissario del Pd romano Matteo Orfini e agli ex assessori Sabella, Esposito e Cattoi. Ore di discussione che si intrecciano con le dichiarazioni di Matteo Renzi che a tarda sera, dall'Avana, prende nettamente le distanze dall'intera faccenda negando anche la possibilità di un incontro a breve con Marino.
GUIDA
«La posizione del Pd è autorevolmente espressa da Orfini a cui va il mio totale sostegno», ribadisce il presidente del Consiglio confermando l'irritazione per una vicenda che si sta prolungando ogni più pessimistica previsione.
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Rimettendosi alle decisioni di Orfini, Renzi conferma che la linea sul futuro della Capitale non cambia e che il segretario è pronto a pagare qualunque prezzo pur di chiudere con il sindaco che ritiene di aver difeso «oltremodo», dentro e fuori il partito, anche a dispetto di quanto un anno fa sostenevano molti dei suoi più stretti collaboratori. L'eventualità che Marino voglia rappresentare nel Pd l'anti-Renzi anche al congresso del 2017, rende la sfida ancor più scivolosa ma imporrebbe a Marino di evitare una sfiducia in aula da parte dei consiglieri del suo partito. Malgrado il tira e molla al Nazareno si cominciano a valutare le candidature per le elezioni di primavera. Dopo i ”no” dei ministri Franceschini e Gentiloni è partita la caccia ad un volto femminile e cominciano a circolare con insistenza i nomi delle ministre Marianna Madia e Beatrice Lorenzin.