Vannacci: «Io con la Lega? Ci sto pensando, ma non voglio essere un dilettante. Ringrazio Salvini per l'offerta»

Il generale: «Sono esperto di mondo militare, ma non di politica»

Vannacci: «In con la Lega? Ci sto pensando, ma non voglio essere un dilettante. Ringrazio Salvini per l'offerta»
di Francesco Bechis
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Mercoledì 10 Gennaio 2024, 00:25 - Ultimo aggiornamento: 00:32

Eccolo, Roberto Vannacci. Voce squillante, come quelle dei sergenti all’alzabandiera mattutino. «Io candidato con la Lega? Con Matteo Salvini? Ci sto pensando!». Che ci può fare, il generale e già Parà della Folgore? Non è colpa sua, dopotutto, se di colpo il telefono squilla all’impazzata, i cronisti lo rincorrono famelici in cerca di un nuovo cenno, una battuta qualsiasi. 

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È stato Matteo Salvini questa volta a ripuntare i riflettori su Vannacci, autore del best-seller “Un mondo al contrario”, record di incassi e polemiche.

Sogna di averlo fra i suoi ranghi alle urne europee di giugno, il leader della Lega. Lui «valuta» e si confida al Messaggero il giorno dopo. «Sa, io ho solo un cruccio». Quale, generale? «Passare da un settore in cui sono un professionista affermato, l’esercito e il mondo militare, a un settore come la politica, in cui sono un dilettante». Si sottovaluta, non crede? «Mi spiego. Io ho grande esperienza nella carriera militare. Sono e resto un soldato. Di politica invece non mi sono mai occupato, e dunque mi prendo del tempo e ringrazio chi mi ha offerto un’alternativa». Più di tanto non ci riesce, Vannacci, a nascondere la soddisfazione per questo lungo e infaticabile corteggiamento del leader leghista. Nel Carroccio, perlomeno nel cerchio più vicino a Salvini, si taglia col coltello l’attesa per il grande colpo nel “calciomercato” delle Europee. Trascinare il generale dal campo di battaglia nell’arena politica. Dare visibilità e pure un posto in pole position - si vocifera addirittura capolista nell’Italia centrale, sarà vero? - all’uomo che con il suo mondo al contrario ha trasformato un libro auto-pubblicato nel caso editoriale (e politico) dell’anno. Notizia: ne sta scrivendo un altro. «Qualcuno ha detto che tra i polpastrelli del generale vibra un secondo capitolo del “Mondo al contrario”», dice di sé il generale. «Ebbene potrebbe essere, tra qualche tempo. Ma non dico altro, lei sa che nella mia professione la sorpresa gioca un ruolo decisivo...». Tra i leghisti c’è già la fila per il firmacopie. 

L’ATTESA
Fa niente se le sue tesi controcorrente sui diritti civili, le persone di colore e il politically correct hanno scatenato un putiferio. Passi pure il procedimento disciplinare a cui è sottoposto il generale, su ordine del ministro della Difesa Guido Crosetto. Poca cosa, quando si vendono decine di migliaia di copie e si affollano sale conferenze, tendoni e auditorium in giro per l’Italia. Ora sono lettori. Chissà che domani non diventino elettori. L’idea non piace più di tanto a Vannacci. «Speriamo di no. Un lettore legge un libro per piacere. Un elettore dà il suo voto a qualcuno in cui crede, in cui davvero si rivede: è diverso». 

E qui davvero sembra uscir fuori l’inesperienza politica del generale della Folgore. In questa convinzione onesta, perfino troppo, del voto come atto purissimo di fede verso chi è votato. Come un soldato che obbedisce agli ordini del suo generale e si lancia nella mischia. 

Di politica in sé Vannacci preferisce non parlare. Perché è appunto un soldato, spiega. Sicché quando gli chiediamo cosa ne pensa dei nuovi aiuti all’Ucraina che stamattina Crosetto annuncerà alla Camera, un tema spinoso per molti leghisti, il generale risponde d’ufficio: «Sono un militare, seguo le indicazioni del governo e in questa veste non mi sono mai permesso di metterle in discussione». I saluti romani di Acca Larentia? «Non mi esprimo su queste questioni». In verità di politica si intende Vannacci, eccome. E si concede un piccolo strappo al silenzio, volando alto. L’Europa? «Un’entità dalla quale non si può trascendere. Ma deve essere configurata in base ai nostri interessi nazionali. Un’Europa vicina». Se lo legge Salvini, prende il primo volo per Castelfranco Veneto, in provincia di Treviso - dove il Parà sta presentando il suo bestseller - e gli chiede di firmare subito per la corsa di giugno. 

Insomma, Vannacci a Bruxelles: si può fare. Resta solo un dubbio. Non si annoierà in quella città fredda e piovosa, il veterano spezzino che nei suoi lunghi anni di servizio si è paracadutato sulle montagne dell’Afghanistan e ha sfidato il deserto iracheno? «Una città grigia dice? Ma no, anche Bruxelles è una città piena di cose interessanti. E non credo che la vita di chi fa quella professione sia così monotona. Vero?».

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