Caso pm, Crosetto frena: via libera alle pagelle e stretta sui fuori ruolo

Sì del Cdm alle nuove norme: meno incarichi extra ai magistrati. Il ministro adesso smussa i toni: «Preoccupazione, non un attacco»

Caso pm, Crosetto frena: via libera alle pagelle e stretta sui fuori ruolo
di Francesco Bechis
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Martedì 28 Novembre 2023, 00:36 - Ultimo aggiornamento: 08:42

Tregua cercasi. Il governo frena sullo scontro con i magistrati. «Era una preoccupazione, non un attacco». È mattina quando Guido Crosetto sceglie di tornare sulle sue parole. Il sospetto di una magistratura organizzata contro il governo in vista delle elezioni europee, confessato dal ministro della Difesa, ha riacceso lo scontro tra poteri dello Stato così come con le opposizioni in Parlamento. Non era «un attacco», scrive su X (ex twitter) il ministro che anzi apre a un incontro con l’Associazione nazionale magistrati (Anm): «Se interessati, incontrerei molto volentieri il Presidente dell’associazione Magistrati Santalucia ed il suo direttivo per chiarire loro le mie parole e le motivazioni», dice Crosetto. Che sarà presto convocato in Commissione Antimafia per riferire sulle sue “preoccupazioni”, così ha chiesto il Pd. Oggi sarà fissato il giorno dell’audizione.

 
LE TENSIONI
Sono ore di tensione fra maggioranza e toghe, accentuate dal via libera in Cdm ai decreti legislativi sull’ordinamento della Giustizia che introducono il fascicolo del magistrato, le “pagelle” del Csm sull’operato dei giudici.

Insieme a una stretta sui magistrati fuori ruolo, i giudici che hanno incarichi nella Pubblica amministrazione, lontano dalle aule dei tribunali.

 
Giorgia Meloni si limita a ratificare la mini-riforma della Giustizia a Palazzo Chigi. Ma la linea della premier sul caso Crosetto - i due si sono sentiti prima che il ministro lanciasse il j’accuse contro le toghe “politicizzate” - affiora chiaramente tra le righe di “Ore undici”, il mattinale dei parlamentari di Fratelli d’Italia. Sulle parole del ministro si è «scatenata una tempesta immotivata», è la linea indicata al partito, «Fratelli d’Italia e il governo Meloni hanno grande stima per l’operato della stragrande maggioranza dei magistrati, che fanno con serietà e dedizione il proprio lavoro spesso in condizioni molto difficili. Nessuno scontro governo magistratura». E ancora, «un governo a guida Fratelli d’Italia non può che essere al fianco dei servitori dello Stato, magistrati compresi». Non è una sconfessione di Crosetto.

Nel centrodestra è diffuso il timore per un intervento “politico” di una parte della magistratura contro il governo, «la magistratura in Italia, non tutta però gran parte, ha sempre dimostrato che il centrodestra quando è forte deve essere colpito», mette a verbale il vicesegretario della Lega Andrea Crippa. Il segnale di FdI, semmai, serve a siglare una tregua con i giudici. Anche per questo da Palazzo Chigi si affrettano a chiarire che i due decreti sulla Giustizia approvati ieri sono «atti dovuti». Sia il “fascicolo del magistrato” che il giro di vite sui giudici fuori ruolo rientrano infatti nell’attuazione della riforma Cartabia ed entrambi gli interventi sono richiesti dall’Ue come obiettivi del Pnrr.

Il primo decreto riforma la responsabilità disciplinare dei magistrati italiani che d’ora in poi saranno sottoposti ogni quattro anni alle “pagelle” del Csm. Un voto per giudicare il lavoro delle toghe nei tribunali e avallare uno scatto di carriera o, in caso di una bocciatura, una sanzione, fino a «dispensare dal servizio» il giudice. Il secondo decreto invece pianta nuovi paletti per le toghe fuori ruolo, i giudici prestati alla Pa nella veste di consiglieri, capi di gabinetto, consulenti. Sono troppi a detta del governo che infatti prevede un tetto: 180 giudici ordinari (invece di 200), 25 giudici amministrativi o contabili. E in ogni caso, sarà impossibile accettare un incarico extra-giudiziario per i giudici che non hanno almeno dieci anni di carriera alle spalle. Una tagliola sui rapporti tra giudici e politica da sempre invisi al centrodestra. Ma anche un modo per richiamare in servizio i giudici in aspettativa e mettere un freno alla desertificazione delle aule dei tribunali: all’appello, rispetto alla pianta organica, mancano oggi più di 1500 giudici. 
LA LINEA
Se la riforma costituzionale della separazione delle carriere è in stand-by, il governo va dunque avanti sulla riforma ordinaria della Giustizia. Al Senato, su input di Nordio, il ddl sull’abrogazione dell’abuso di ufficio varato a giugno dal governo riprenderà il suo iter a tappe serrate. Mentre prosegue la discussione per riformare il sistema delle intercettazioni: sul tavolo c’è la proposta, caldeggiata da Forza Italia, di impedire le intercettazioni tra l’indagato e la sua difesa. Pezzi di un puzzle che Meloni e la maggioranza assemblano con cautela. E se il sospetto di un intervento “politicizzato” delle toghe aleggia tra le stanze di Palazzo Chigi - sotto i riflettori ci sono alcune grandi aziende che hanno in mano appalti milionari del Pnrr - per ora la linea è di evitare un attacco frontale. 
 

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