Roccella, l'ex presidente della Camera Violante: «Salone, è un fatto grave che abbiano impedito alla ministra di parlare»

L’ex presidente (dem) della Camera: «Rissa narcisistica, la politica è dialogo. Inaccettabile quanto successo. Anche la protesta va educata»

Roccella, l'ex presidente della Camera Violante: «Salone, è un fatto grave che abbiano impedito alla ministra di parlare»
di Mario Ajello
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Lunedì 22 Maggio 2023, 00:08 - Ultimo aggiornamento: 10:05

Presidente Violante, che cosa sta pensando di ciò che è accaduto alla fiera del libro di Torino, che oltretutto è la sua città? 
«Quanto è accaduto durante l’intervista alla ministra Roccella è serio ma rischia di trasformarsi in un groviglio di parole. Un gruppo di ragazzi ha impedito alla ministra di parlare; la protesta è legittima ma questi giovani non sanno come si protesta. Sono vittime di una politica narcisistica in cui conta soprattutto apparire. La politica seria invece è persuasione, è spostamento di forze. Quei ragazzi purtroppo non hanno spostato niente, nessuno ha saputo che cosa chiedevano. E’ grave che, dopo aver letto un documento, si sono rifiutati di dialogare con la ministra che invece aveva chiesto un civile confronto. Questo rifiuto del dialogo è inaccettabile e ha fatto bene il sindaco di Torino a solidarizzare con la ministra».

Il loro atteggiamento, come è stato detto, rientra nella categoria del fascismo degli antifascisti?
«Il fascismo é più serio e pericoloso di quella manifestazione.

Entra in campo la diseducazione all’azione politica, alle corrette modalità di una protesta. In quella diseducazione rientrano anche le aggressioni verbali di una parlamentare contro Nicola Lagioia, senza che ce ne fosse il motivo». 

Ma l’aggressione da parte dei ragazzi non rischia di far tornare indietro, se la china è questa, l’orologio della politica ai pessimi anni ‘70? 
«Non farei della vicenda di Torino un caso generale. Il problema, oggi, è che nessuna società occidentale é pacificata, pensi solo agli Stati Uniti e alla Francia. Le ragioni sono molte, dalla grave diseguaglianza sociale, al difettoso funzionamento dei corpi intermedi, alla assenza di speranza. Una delle più grandi diseguaglianze è quella delle competenze, a chi ne ha di meno non si offrono gli strumenti per averne di più. Da Torino deve partire un allarme per i partiti, affinché facciano i partiti nella società non solo nelle istituzioni. Siano capaci di colmare queste disuguaglianze e di educare anche alla protesta. Se quei ragazzi avessero dialogato, forse molti ne avrebbero apprezzato la maturità e sarebbero stati d’accordo con loro». 

Perché, allora, hanno solo insultato e scatenato il caos? 
«Hanno inscenato un’operazione narcisistica, come tante volte fa anche la politica degli adulti».

Lei sostiene che destra e sinistra non c’entrano niente, ma non le fa impressione che si parli sempre di egemonia culturale di sinistra e di contro-egemonia di destra. Basti pensare alle polemiche sulla Rai. 
«E’ sempre accaduto che chi sta a Palazzo Chigi governi pure in Rai. Tutti, dalla Dc, al Pci, al Psi, ai Ds e successori, hanno avuto, in forme e modi diversi, questa strategia di presenza nella televisione pubblica. Oggi non sta accadendo niente di diverso. Il sistema che abbiamo creato prevede la possibilità che la maggioranza di turno governi la Rai. Se non si vuole più questo, invece di scandalizzarsi, si cambi la legge sulla governance Rai. Naturalmente c’è chi cambia in peggio e chi cambia in meglio».

Ma il Salone non è troppo sbilanciato a sinistra? 
«Come ha riconosciuto Giordano Bruno Guerri, parlano tutti. Restiamo al fatto: il narcisismo, uno degli ingredienti del populismo, si è preso la scena. Purtroppo questi ragazzi sono figli del proprio tempo. Non si sono preoccupati di espandere i loro punti di vista, ma si sono inchiodati nella propria auto-referenzialità perdendo l’occasione di fare politica, di persuadere, di spostare forze. Nella società della comunicazione molti, giovani e no, pensano che apparire sia meglio che essere».

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Un po’ qualunquismo e un po’ qualcunismo? 
«Quella del qualcunismo è una formula un po’ bizzarra ma non è sbagliata in questo caso». 

Non è che questi ragazzi hanno voluto scatenare il caos solo perché non avevano niente di sensato da dire?
«Non credo, ma se avessero discusso lo avremmo capito. Quei comportamenti sono il prodotto di una disfunzione del sistema democratico».

 

Insomma, narcisismo e incompetenza dei giovani e non solo dei giovani. Lei, che è un osservatore molto ascoltato, che consiglio darebbe al nostro governo per risolvere questi problemi così profondi? 
«Sono un osservatore e basta; non do consigli neanche a mia moglie. Serve la ricostruzione di comunità politiche, e la devono fare i partiti tornando nella società, formando le coscienze democratiche, parlando del futuro ai giovani e anche gli adulti. Se a questa ricostruzione i partiti non lavorano, continueremo con proteste narcisistiche, da una parte e dall’altra, come accaduto a Torino».

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