Pd, la scossa di Prodi: «Finora troppi errori, serve un’idea di Paese»

L’intervento dell’ex premier a Cesena da Bonaccini: «Persi 6 milioni di elettori»

Pd, la scossa di Prodi: «Finora troppi errori, serve un’idea di Paese»
di Mario Ajello
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Domenica 23 Luglio 2023, 00:14 - Ultimo aggiornamento: 09:53

 Da fondatore, da padre nobile, è preoccupato Romano Prodi per il Pd. Non perché non si fidi di Schlein, anzi reputa che lei e Bonaccini siamo attrezzati per la traversata nel deserto ma serve stabilire una rotta, imboccare un percorso che connetta gli italiani alla sinistra e che sia punteggiato di contenuti e di ideali capaci di parlare a tutti. «Noi abbiamo smesso di pensare all’idea del Paese che vogliamo costruire, non ci pensiamo più», dice Prodi in questo suo discorso - all’iniziativa bonacciniana Energia popolare - che è sferzante e insieme costruttivo. Molto costruttivo.

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Una lezione di politica impartita, senza pose altisonanti come è nel suo stile, ai propri compagni di partito. E parla del Pd l’ex premier ma allarga anche lo sguardo su Bruxelles: «Ci hanno definiti in Europa alleati che non contano nulla e invece c’è una terza via, da alleati fedeli ma capaci di elaborare una politica unitaria per difendere i propri interessi». Parole che l’attuale governo italiano sottoscriverebbe (pur essendo Prodi un avversario del centrodestra) e che comunque rispecchiano un sentimento trasversale tra i cittadini. Ancora Prodi: «Abbiamo una forte alleanza con gli Stati Uniti, ma abbiamo difficoltà a interpretare questa alleanza con una nostra politica unitaria».

Il Prof vede con «massima tristezza» un’«Europa sbandata». Non è il solo. Nessuno però più di lui - e qui torna il tema del Pd - è autorizzato a fare l’elenco degli errori della sinistra in questi anni e a notare quanto il partito abbia smesso di «dialogare con i suoi elettori». 


Qualcuno in sala, a Cesena, ha azzardato il paragone tra Prodi e l’indiavolato Nanni Moretti quando gridò contro i dirigenti della sinistra al tempo dello strapotere berlusconiano: «Con questi dirigenti non vinceremo mai!». Ma il Prof non è affatto un girotondino e ha un approccio alla politica molto più profondo. «In 15 anni il Pd - spiega - ha perso metà dei suoi elettori, circa 6 milioni, e questo deve obbligarci a ripensare a un rapporto col Paese e a una casa che possa ospitare gli italiani. Bisogna ripensare agli errori fatti e tornare a parlare con tutti». Di errori il Pd ne ha commessi diversi: «Come quando, spinto dalle circostanze, ha inseguito gli obiettivi di breve periodo: le legge elettorale, la riforma della Rai, il finanziamento pubblico ai partiti, alcune riforme istituzionali. Li ritengo cedimenti alla situazione. Bisogna che il Pd ricominci a parlare con gli italiani affrontando l’origine e la causa del declino e indicando la strada per la rinascita. Non possiamo continuare a essere un partito rassegnato in un Paese rassegnato». 


FILO-GRILLISMO
Altro passaggio perfetto (con critica al filo-grillismo incorporata): «Sono prevalse le esigenze delle alleanze temporanee anche per equilibri di potere. Non sono contrario alle alleanze, vanno costruite. Io ho cercato di costruire delle coalizioni, ma esse devono fondarsi su una idea condivisa dell’Italia e del suo futuro». Prodi adora il Pd e perciò lo chiama a un sussulto di responsabilità e di creatività. E chissà se in questo suo appassionato e sincero e richiamo al partito in cui crede e in cui credeva la moglie non ci sia anche quella spinta che gli deriva dall’affetto e dalla considerazione che provava per Flavia, scomparsa da poco. Il necessario «mix di riformismo e di radicalismo» è un concetto molto Romano ma anche profondamente Flavia. 


Tanti gli spunti offerti dall’ex premier a Schlein e agli altri. Ha ricordato il suo famoso viaggio in pullman per l’Italia che lo portò a vincere le elezioni, e aggiunge: «Oggi il pullman non basta, oggi nessuno si fermerebbe alle sue fermate. Ma ci sono tanti strumenti. Si possono prendere 10-15 parole di cui parliamo, pace, sanità, immigrazione, si chieda a 15-20 esperti di rispondere in rete e poi il Pd va a dire cosa si è concluso». Il problema è che «lo spirito unitario è mancato troppe volte» e senza di questo alla guida dell’Italia il Pd difficilmente potrà tornare. 


La concretezza prodiana gli fa dire questo («Abbiamo bisogno di forza lavoro, ma non facciamo nulla per far diventare gli immigrati forza lavoro») e questo: «La crescita si fa con investimenti, ricerca e innovazione. Non possiamo avere come obiettivo quello di essere il bed and breakfast del mondo. E la politica economica non si fa con i bonus». Insiste sul «servizio civile obbligatorio» e difende fortemente il servizio sanitario nazionale: «Guai a strangolarlo». 
Alla fine, standing ovation per Prodi. Ma i dem sembrano ancora lontani dal rimettersi in moto. 
 

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