Una settimana di fuoco. Per il Movimento 5 stelle quella iniziata da poche ore si annuncia come un giro di boa. Non solo le due fiducie in vista, mercoledì al Senato e giovedì alla Camera, formalizzeranno a tutti gli effetti i malumori esplosi nelle passate settimane ma domani, martedì 16, si voterà su Rousseau per il nuovo statuto. Il rischio concreto è che la fronda ribelle, che a seconda delle interpretazioni e del peso dato agli indecisi ondeggia tra i 40 e i 70 parlamentari, dopo le minacce passi ai fatti e voti "no" al governo Mario Draghi. A quel punto, il reggente Vito Crimi e i vertici cinquestelle hanno già chiarito che non ci sarà nulla da fare: saranno espulsi.
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Ridimensionamento e sottosegretari
Al ridimensionamento governativo dei grillini, che hanno perso tanto (troppo secondo i ribelli) nel nuovo esecutivo, rischia di far seguito una scissione. Sull'onda lunga della fuori-uscita di Dibba, il primo dei non-eletti 5s, si potrebbe dunque addensare una nuova entità, con una discreta rappresentanza parlamentare. Per il momento tuttavia è poco più di un'ipotesi che Crimi, Grillo e gli altri stanno provando a smontare a colpi di trattative il primo e minacce il secondo.
Rousseau e votazioni
Proprio per guadagnare tempo, o forse per compattare le linee degli oppositori, ieri sera Davide Casaleggio ha invitato i parlamentari fermamente contrari ad astenersi. Una presa di posizione che ha avuto come immediata reazione quella di portare sul piede di guerra l'ala governista. I direttivi di Camera e Senato non l'hanno presa affatto bene. «E’ un’ingerenza gravissima e senza precedenti» è l’accusa che viene mossa. Qualcuno addiritura torna ad invitare alla rappresaglia nei confronti di Casaleggio, allonandolo dal Movimento: «è arrivato il momento di staccare la spina a Rousseau».
Ma è proprio sulla piattaforma che domani si giocherà un'altra partita fondamentale. Quando la scorsa settimana il contestatissio quesito sul governo Draghi ha stabilito l'appoggio 5s all'ex numero uno della Bce, si è anche chiesto alla base l'ok alla modifica dello statuto del partito, per sostituire con un comitato direttivo la figura del capo politico del Movimento (oggi ricoperta, da reggente, proprio da Crimi). Dopo la prima convocazione però non si è raggiunta la maggioranza assoluta, che è necessaria per modificare lo Statuto, come previsto dall'articolo 6 dello statuto del Movimento 5 Stelle. Si procederà quindi con la seconda convocazione dell'Assemblea degli iscritti dalle 12 di martedì 16 febbraio 2021 fino alle 12 di mercoledì 17 febbraio per dire sì ad un comitato direttivo composto da cinque membri, della durata di tre anni, al cui interno, a rotazione annuale, è individuato un membro che svolge le funzioni di rappresentante legale. Tuttavia, come spiegato nei giorni scorsi dai 5s, «qualora non fosse approvata la modifica statutaria sarà invece indetta, ai sensi dell'art. 7 comma d dello Statuto, la votazione del nuovo capo politico».