Non accennano a placarsi le polemiche sull’uso del Green pass nelle mense aziendali e nelle scuole. Anzi, a una settimana dal ritorno in classe degli studenti italiani e mentre prosegue la graduale ripresa dell’attività lavorativa dopo Ferragosto, paiono aumentare le distanze tra le posizioni di dipendenti, imprese, sindacati e governo.
Un ginepraio di rivendicazioni in cui proprio l’esecutivo valuta di intervenire, non solo per chiarire i dubbi relativi agli operatori scolastici, ma anche per ribadire come - al netto delle richieste dei sindacati - «l’obbligo vaccinale resta l’extrema ratio». Come spiega una fonte governativa infatti, «decisamente non siamo ancora a quel punto», anzi «spingiamo per un’applicazione seria del Green pass, per i giusti controlli e magari per una sua estensione».
In altri termini non è affatto escluso che nei prossimi giorni si inizi a ragionare sull’ulteriore ampliamento dei campi di utilizzo della certificazione verde, in modo da renderla obbligatoria per diverse categorie di lavoratori.
Anche per quanto riguarda il ritorno in aula, a tenere banco sono le polemiche dei sindacati sul pass obbligatorio e le incertezze su come funzioneranno i controlli. Un aspetto quest’ultimo su cui è al lavoro il ministero dell’Istruzione. L’idea è riuscire a fornire alle scuole, senza violare alcuna normativa sulla privacy, una lista del personale provvisto di certificazione verde (differenziando tra vaccinati, guariti o testati) al fine di alleggerire la mole di verifiche da effettuare sui docenti ogni giorno. In questo modo infatti i controlli giornalieri o comunque periodici potrebbero concentrarsi solo sulla parte del personale, circa il 10%, che ha un Green pass “breve” da rinnovare tramite tampone ogni 48 ore: tra questi ci sono i no vax e i “fragili” che non possono vaccinarsi e che avrebbero il tampone gratuito.
«In queste ore - ha assicurato ieri il ministro Bianchi - stiamo lavorando sulla gestione del Green pass da parte delle scuole: c’è stata una riunione tecnica fra il ministero dell’istruzione e quello della salute e siamo in contatto anche con il garante della Privacy».
Intanto oggi proprio a viale Trastevere è previsto un incontro tra il ministro e i sindacati della scuola che hanno firmato il protocollo sulla sicurezza. Lo stesso documento che, poche ore dopo, con una precisazione del ministero ha scatenato una bufera di polemiche. I sindacati hanno chiesto che il tampone per i non vaccinati sia gratuito per chiunque, tra il personale scolastico, ne abbia bisogno per lavorare ma il ministero ha chiarito che sarà gratuito solo per i “fragili”. Non per i no vax, che invece scelgono di non farlo.
Una differenza che ha messo in allarme i sindacati che, quindi, ora dovranno chiarire la questione con il ministro. E non è una questione di poco conto perché quei circa 185 mila, tra docenti e non docenti ancora senza vaccino, se non provvedono ad ottenere il Green pass con il tampone, non potranno entrare a scuola e saranno considerati assenti ingiustificati. E quindi saranno sospesi dopo il quarto giorno di assenza: dal quinto in poi, infatti, restano a casa senza stipendio.
I sindacati
La questione è delicata e tra i sindacati c’è chi dichiara di voler ritirare la firma dal protocollo: «Il protocollo è stato stravolto dalla circolare ministeriale - ha dichiarato Pino Turi, segretario Uil scuola - la nostra posizione è stata chiara fin dall’inizio: i costi per l’effettuazione dei tamponi diagnostici debbono essere a totale carico delle scuole, utilizzando i fondi specifici erogati dal ministero dell’Istruzione per la profilassi sanitaria anti Covid. Chiediamo al ministro Bianchi di riformulare la circolare applicativa rispettando il contenuto originario. Diversamente siamo pronti a ritirare la firma».
Ma una volta certificata l’assenza del Green pass, che cosa succede in classe? Restano infatti altre criticità: «La norma del Green pass - spiega infatti Maddalena Gissi della Cisl Scuola - può essere rivista solo in Parlamento, a questo punto dobbiamo capire come attuare quanto previsto dal protocollo: nei giorni di assenza ingiustificata le scuole non possono chiamare il supplente, devono aspettare il quinto giorno di assenza, ma come faranno a fare lezione?». Nei 4 giorni di assenza, prima della sospensione, le scuole devono aspettare a chiamare un sostituto perché potrebbe tornare in tempo il docente “titolare”, munito di Green pass, e si rischia di dover pagare due insegnanti contemporaneamente. Ma le classi che fine faranno? Gli studenti non possono essere divisi in altre aule, per via del Covid, e rischiano di dover tornare a casa ogni volta.