Il ritorno di Gianni Letta e quella lettera ai suoi: «Che dolore senza Silvio, ma non ci si può fermare»

Il ritorno di Gianni Letta e quella lettera ai suoi: «Che dolore senza Silvio, ma non ci si può fermare»
di Francesco Bechis
3 Minuti di Lettura
Giovedì 25 Gennaio 2024, 19:54

C'è chi ci legge il preludio di un passo indietro. Chi l'opposto: un inatteso, clamoroso ritorno sulla scena. Lui, Gianni Letta, in una lettera ai suoi amici più stretti si è limitato a confessare la stanchezza per un "anno doloroso". Una cosa però è certa. Letta su un palco, a parlare di Silvio Berlusconi e di Forza Italia: non capita tutti i giorni.

Il revival

Capiterà domani al Salone delle Fontane dell'Eur, quando il partito forzista e quel che resta del berlusconismo si ritroveranno per celebrare i trent'anni dalla discesa in campo del Cavaliere e quel "l'Italia è il Paese che amo" che ha bucato la tv di milioni di elettori nel 1994.

Molto più di un semplice revival. C'è una certa attesa, in effetti, per le parole che l'eminenza azzurra pronuncerà in rappresentanza della famiglia Berlusconi, invece assente all'evento. Sarà solo un tuffo nella memoria dell'epopea berlusconiana o tra le righe, come tante altre volte, si riuscirà a scorgere un cenno sul partito, lo stato di salute, la convivenza al governo con la destra meloniana? E soprattutto, ora che per Forza Italia si apre la vera battaglia del dopo Cav - il congresso per puntellare la leadership di Antonio Tajani e chetare il correntismo interno, le elezioni regionali, il voto europeo di giugno - Letta sarà in campo o no?

Il lungo silenzio

Il lungo silenzio dell'ex sottosegretario dopo la morte di Berlusconi, interrotto col contagocce in questi nove mesi - ad esempio a novembre, con una puntuta critica al premierato caro a Meloni che ha fatto sobbalzare Palazzo Chigi - sembrerebbe indicare la seconda opzione. E' stanco, Letta. E lo confida ai suoi più stretti, man mano che i mesi passano.

Certo l'anagrafe conta - 88 nove anni di cui più di trenta spesi nell'anticamera della politica italiana - ma non è il solo motivo. "Per la prima volta quest'anno non ho potuto affrontare il Natale come ero abituato a fare, e come mi piace fare - ha scritto Letta a un gruppo ristretto di amici nella consueta lettera di auguri di fine anno - ho pensato fosse colpa del Covid, che avendomi isolato proprio nei giorni canonici, mi aveva costretto a trascurare gli amici rimasti senza gli auguri".

Poi la confessione al cenacolo di fedelissimi: "Ho capito che non era un caso, e non era neppure tutta colpa del virus, ma era proprio così, doveva essere così. Non poteva essere diversa la conclusione di un anno travagliato e difficile, doloroso, spezzato a metà del quale, dopo il 12 giugno, preferivo conservare il ricordo in silenzio".

La lettera

E' rimasto segnato Letta dall'interruzione di un lunghissimo sodalizio umano e politico. Una lettera simile, dai toni affettuosi, sarebbe partita in direzione della famiglia Berlusconi, ha scritto Dagospia. Già a fine giugno, a poche settimane dalla morte di Berlusconi, aveva preso carta e penna per ringraziare delle condoglianze e giustificare il suo silenzio. Senza nascondere l'irritazione per i "tanti che lo celebravano solo per celebrarsi" e il "vociare irrispettoso e maligno di qualcuno".

Ora torna sulla scomparsa del Cav. Ma a chi lo conosce meglio assicura che la malinconia e il lungo silenzio non dureranno in eterno. Ha capito, scrive Letta, "che non ci si poteva fermare, anche perché malinconia e rassegnazione non appartenevano a Silvio: nella vostra vicinanza ho ritrovato i suoi sentimenti, la sua generosità e il suo entusiasmo, quello sì allegro, contagioso e ineguagliabile".

Chissà che il ricordo del Cav, l'energia del patron di Mediaset quando ruppe gli indugi e scese in politica trent'anni fa, non riconsegnino a Forza Italia e la galassia di Arcore un Gianni Letta più presente e vicino alla creatura politica del suo amico, in questi mesi di prova.

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