Cessate il fuoco. Tre parole siglano le larghe intese della politica italiana sulla guerra in Medio Oriente. A fine giornata alla Camera dei Deputati prende forma l’accordo che poco prima sembrava impossibile. L’auspicio comune, del governo e di buona parte delle opposizioni, di «una soluzione politica» del conflitto israelo-palestinese. La condanna senza appello dei terroristi di Hamas. Ma soprattutto l’impegno «a sostenere ogni iniziativa volta a chiedere un immediato cessate il fuoco umanitario» contenuto nella mozione presentata dal Partito democratico a Montecitorio.
L’ACCORDO
Ecco la strana e trasversale intesa siglata sulla guerra a Gaza. Frutto di una lunga trattativa andata in scena tra Parlamento, Farnesina e Palazzo Chigi. E sbloccata da ben due telefonate tra le arci-rivali Giorgia Meloni ed Elly Schlein. Alza lei per prima, la segretaria dem, la cornetta per cercare una soluzione insieme alla premier. E alla fine l’impasse si sblocca con il via libera del governo a tre mozioni su sei presentate in aula. Centrodestra e Pd si astengono a vicenda. Passa da qui, dall’entente cordiale fra Meloni e Schlein, un tornante decisivo della diplomazia italiana di fronte al massacro in Medio Oriente.
I CONTATTI
Nel pomeriggio una girandola di chiamate dà forma al compromesso. Tajani sente Meloni, lei sente Schlein. «Il governo faccia tutto il possibile per fermare l’attacco annunciato a Rafah che sarebbe un’ecatombe», tuona Schlein in Transatlantico, «chiediamo un’iniziativa forte». I deputati dem guidati da Chiara Braga si riuniscono in conclave a Montecitorio, accettano su indicazione della segretaria di astenersi sulla mozione di maggioranza. Così in aula, in regia il viceministro degli Esteri di FdI Edmondo Cirielli, arriva infine la luce verde. Oltre alla mozione del centrodestra e all’invito al cessate il fuoco targato Pd, passa il testo firmato da Azione.
Mentre il governo approva solo in parte la mozione vergata dal Movimento Cinque Stelle che, tra i passaggi bocciati, chiede di fermare le operazioni di Eni al largo della Striscia. Alla fine però una quadra si trova in quel triplice messaggio della politica italiana: condanna di Hamas, liberazione degli ostaggi e stop ai bombardamenti contro i civili. Israele osserva da vicino le mosse italiane.
In serata l’ambasciatore a Roma Alon Bar tiene un ricevimento a cui partecipano prime file della politica. «Questo è un momento di prova per noi, il momento in cui vediamo gli amici che ci stanno accanto», spiega l’inviato e rispondendo a Tajani aggiunge: «Conosce i nostri sforzi per evitare le vittime tra i civili». Gli fa eco Matteo Salvini, presente anche lui,«è facile essere vicino agli amici quando le cose vanno bene», dice il segretario della Lega convinto che la strage nei kibbutz del 7 ottobre «sia il più grande massacro dai tempi di Hitler». Fra gli altri il deputato dem Fassino, per FdI Cirielli e poi il presidente del Senato Ignazio La Russa, nettissimo sull’alleanza con Gerusalemme: «Come Italia ci opponiamo a qualsiasi tentativo di isolare Israele».