Una guerra di numeri. È quella che si preannuncia martedì in Senato quando il premier Conte affronterà in Parlamento la sfida aperta da Matteo Renzi e cercherà di far sopravvivere il governo. Il Pd di Nicola Zingaretti si dice pronto a sostenere un allargamento della maggioranza, ma chiede di concretizzare quel cambio di passo invocato a più riprese nelle ultime settimane. Mentre Italia viva, dopo aver ritirato le ministre e aver aperto la crisi, lascia uno spiraglio: «Se Conte scioglie alcuni nodi, ci siamo». A chiudere la porta definitivamente, però, ci pensa il premier, secondo fonti a lui vicine: è «escluso assolutamente» un ritorno con Renzi. Idem per il capo M5S Vito Crimi: «Con Renzi la situazione è e resta invariabile: abbiamo chiuso».
La caccia ai "costruttori"
Raggiungere quota 161 a Palazzo Madama, vale a dire la maggioranza assoluta, appare una chimera.
I corridoi di Palazzo Madama sono vuoti ma i contatti sono frenetici, come numerose le smentite di quanti sono stati annoverati nel gruppo dei nuovi responsabili: Conzatti, Vono, Pacifico e Masini mettono in chiaro la loro indisponibilità a qualsiasi tipo di soccorso. Paola Binetti, senatrice Udc, anche, ma con un distinguo: da sola non lascerebbe l'opposizione per traghettarsi nelle fila della maggioranza, ma se tutto il suo gruppo facesse un passo a fianco dell'esecutivo Conte lei seguirebbe. Il partito ufficialmente smentisce di essere pronto a cambiare posizionamento in Parlamento, ma le interlocuzioni sono in corso, secondo quando raccontano diverse fonti parlamentari.
Tanto più che anche la Conferenza episcopale dei vescovi ha rotto le righe e ha deciso di appoggiare apertamente i nuovi costruttori: «Ci attendono mesi difficili in cui ricostruire le nostre comunità», ha detto il cardinal Gualtiero Bassetti, parlando della crisi politica. Lunedì il presidente del Consiglio affronterà l'Aula di Montecitorio, dove i numeri sono dalla sua, mentre martedì sarà in Senato e qui la maggioranza ha sempre corso sul filo ed ora, senza i 18 senatori di Italia viva, è scesa sotto quota 150.
Sarà un discorso per il rilancio dell'azione del governo quello del premier, a cui seguirà un voto di fiducia. Italia Viva, che dopo aver alzato un muro abbassa i toni e fa intendere che uno spazio ancora per il dialogo c'è, sarebbe orientata all'astensione. Una scelta che serve a Renzi per trattenere i suoi ed evitare che tornino tra le file dei Dem. Movimenti che vengono registrati e che fanno sorgere sospetti nella pattuglia dei costruttori: «Le maggioranze più vaste sono e meglio è... - osserva Clemente Mastella - ma nessuno pensi di recuperare il dialogo con Iv alle spalle dei "responsabili". Non siamo i polli di Renzi». Calcoli numerici e calcoli politici, che chiaramente si fanno anche nel centrodestra. Matteo Salvini scommette sull'arrivo di «tanti» M5S: «vedo più arrivi che partenze», assicura.