Ursula Corbero: «Dico addio a Tokyo e uccido per amore. Il revenge porn? Ancora una minaccia per le donne»

Ursula Corbero: «Dico addio a Tokyo e uccido per amore. Il revenge porn? Ancora una minaccia per le donne»
di Francesco Musolino
4 Minuti di Lettura
Martedì 12 Settembre 2023, 07:12

«Revenge porn? Non stiamo facendo abbastanza contro questa forma di violenza. E le vittime di questa schifezza sono sempre le donne». Firmato Ursula Corberó, la 34enne attrice spagnola divenuta una star mondiale, un'icona del piccolo schermo e una modella per le maison di moda vestendo i panni ribelli di Tokyo nella serie tv La casa di carta. «Ma adesso - dichiara a Il Messaggero - era giunto il momento di rimettersi in gioco» e lei l'ha fatto con coraggio, cambiando look e interpretando In fiamme, serie appena uscita su Netflix e tratta da una storia macabra e realmente accaduta. Era il maggio del 2007 quando l'arresto di Rosa Peral e Albert López scosse la Spagna intera. Erano due poliziotti e furono arrestati per aver ucciso e bruciato il corpo di Pedro Rodríguez, un collega di polizia nonché promesso sposo di Rosa. Lei ha goduto del consueto quarto d'ora di macabra celebrità ed infine, è stata condannata a 25 anni di prigione e altri 20 sono toccati all'uomo, riconoscendone la chiara complicità e la premeditazione. Albert era il suo amante, tessendo un triangolo amoroso perverso che richiama Lady Macbeth per il modo lucido e brutale con cui la donna ha ordito tutto, sussurrando il piano al proprio amante, sino al macabro finale. «Albert è stato dipinto come una marionetta racconta l'attore spagnolo che lo interpreta, il 42enne, Quim Gutierréz ma la verità è che non sappiamo perché lui l'abbia seguita in questo folle piano e ancora continua ad aleggiare il mistero sulle sue azioni. Sicuramente è un uomo fragile, geloso e violento. Un poliziotto con un lato oscuro e il culto della virilità che avrebbe fatto di tutto pur di non perdere Rosa». Composta da otto puntate romanzate il giusto per drammatizzare i fatti, In fiamme è una serie thriller erotico-sentimentale scritta da Laura Sarmiento che ruota attorno a selfie ammiccanti, messaggi focosi, amplessi sul divano e soprattutto, un mucchio di bugie.


Úrsula, perché ha scelto di interpretare Rosa Peral?
«Ci ho pensato a lungo prima di accettare ma credo fosse giunto il momento di superare il ruolo di Tokyo.

Con Rosa cambio immagine e interpreto una donna che seduce, una madre che manipola e uccide».


Rosa è stata definita "la Vedova Nera" dalla stampa spagnola. È stato ingiusto?
«In Spagna i media hanno seguito per anni la storia di Rosa, scandalizzandosi per una madre che era sessualmente attiva. Ma lo specificavano solo e soltanto perché si trattava di una donna. Se Rosa fosse stato un uomo, il suo desiderio sessuale non avrebbe strappato nemmeno un titolo di giornale».


In "In fiamme" ci sono le bugie di Rosa e molti momenti bollenti. Com'è andata sul set con Quim? C'è stato imbarazzo per le scene di nudo?
«C'era un clima sereno, del resto nel 2013 abbiamo girato la commedia Quien Mato a Bambi? e questo ci ha aiutato molto. Tuttavia, prima di accettare il ruolo ho riflettuto a lungo, volevo essere certa che non si scivolasse nello stereotipo o peggio, nella sessualizzazione del racconto perdendo di vista il nodo centrale».


E cosa l'ha spinta ad accettare?
«Tutt'oggi è una storia che divide la Spagna (Netflix ha rilasciato anche in contemporanea un documentario sull'iter processuale, Il caso Rosa Peral). Questa storia parla di possesso e di una donna che vuole essere libera di tutto anche di sbagliare, spingendosi sino alle estreme conseguenze».


Interpretarla, raccontare una madre, una donna così lontana dallo stereotipo della madre-vittima, è stato un gesto femminista?
«(Riflette e sorride, ndr) Non so se si possa o meno interpretare come una scelta femminista ma sicuramente è stata una decisione di libertà artistica».


Ci sono anche punti di contatto fra Rosa Peral e Tokyo?
«Sì, mi piacciono le donne forti. Rosa è una moglie imperfetta ma con grande personalità, una manipolatrice che volevo raccontare senza ricorrere ai soliti cliché. Ma anche Tokyo è una donna che sbaglia, un'eroina che ha traumi e insicurezze ma dimostra forza e personalità, divenendo quasi eroica alla conta finale».

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