Serena Rossi: «Mi dicevano: "Non fare un figlio, lavorerai di meno", invece con Diego è arrivato il successo»

Serena Rossi: «Mi dicevano: "Non fare un figlio, lavorerai di meno", invece con Diego è arrivato il successo»
di Gloria Satta
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Venerdì 23 Dicembre 2022, 07:01 - Ultimo aggiornamento: 23:52

«La sera, finite le riprese, tornavo a casa e continuavo a ridere». Non è difficile crederlo: in Beata te, scoppiettante commedia femminista diretta da Paola Randi e in programma su Sky il 25 dicembre, Serena Rossi è un'esplosione di energia, leggerezza, talento. In questo film Sky Original, ispirato al testo teatrale Farsi fuori di Luisa Merloni e ambientato in una Roma magica, l'attrice interpreta Marta, una regista teatrale single, soddisfatta del proprio lavoro e per niente desiderosa di riprodursi. Ma la visita inaspettata dell'arcangelo Gabriele, accento argentino «come il Papa» e una passione per Tiziano Ferro (è l'irresistibile Fabio Balsamo dei The Jackal), la costringerà a interrogarsi sulle sue reali ambizioni di vita e soprattutto sulla libertà di scegliere. Continua dunque il momento d'oro di Serena: 37 anni e più di 20 di carriera, un figlio di 6, l'attrice e cantante napoletana è tra i talenti più richiesti dello spettacolo italiano.

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IL POTERE
Era importante, spiega, girare Beata te. «Il film affronta, sia pure in tono divertente, il tema moderno e attualissimo della pressione sociale che grava sulle donne a cui, dopo una certa età, tutti chiedono quando faranno un figlio», dice Serena.

Lei, invece, ha subìto la pressione contraria: «Tutti volevano convincermi a non diventare mamma perché il lavoro ne avrebbe risentito. Ma io me ne sono fregata, è nato Diego e mi ha portato fortuna, la mia carriera è decollata. Oggi mi domandano quando faccio il secondo figlio...». Il successo le ha dato un potere, e anche notevole: che significa per lei? «Il lusso di scegliere i progetti che contengano un messaggio. Mentre in Afghanistan le donne non vengono ammesse all'università e in Iran vengono uccise se non indossano il velo, il film Beata te mette in primo piano la nostra libertà di essere madri o non esserlo». Gli ultimi anni, quelli dei grandi ascolti tv, dei film prestigiosi, della Mostra di Venezia, sono stati cruciali per Serena. E, in qualche misura, l'hanno cambiata. «Ultimamente ho deciso di rallentare il ritmo del lavoro per stare di più con la famiglia. E ho imparato a non aver paura di dire la mia: pur nel rispetto dei ruoli, ho preso a portare idee anche quando mi invitano in una trasmissione tv. Con il mio compagno (Davide Devenuto, ndr) ho fondato una casa di produzione, abbiamo dei progetti creativi». In questi giorni l'attrice è sul set della serie fantasy Wonder Boys, regia di Andrea De Sica e Giorgio Romano per Disney+. Interpreta un personaggio di cui per contratto non può parlare, «ma è incredibile, mai fatto prima, vi stupirò». Ed è in progetto la terza stagione di Mina Settembre, la serie sbanca-auditel di Rai1.


LA SFIDA
La soddisfazione più grande? «Essere arrivata dove sono con le mie sole forze. Ma la mia vera gioia è svegliarmi nel lettone con Diego e Davide». Confessa un rimpianto: «I miei nonni Emilio e Giuseppina non ci sono più. Quando lui si è ammalato sono andata via da Napoli e in questi giorni non faccio che pensare a quanto mi manca: Natale era la sua festa e anche quest'anno tornerò nella mia città di origine per fare il presepe e la processione».
Si considera una «femminista con garbo e gentilezza perché non ho niente contro gli uomini, anzi adoro quelli che ho in casa». Sceglie seguendo l'istinto, o meglio «la pancia che finora non mi ha mai tradita». L'invidia nel suo ambiente c'è e lei la avverte, «ma va bene così, vuol dire che sto lavorando bene». Serena canta, recita, con lo stesso carisma sa fare tv, cinema e teatro: le rimane un sogno? «Vorrei interpretare Filumena Marturano, ma aspetto di avere qualche anno in più». Intanto si diverte a spaziare tra un genere e l'altro: «Voglio confrontarmi con personaggi che non mi appartengono. Aver paura di poter fallire non mi dispiace: oggi è la mia libertà, la mia sfida».

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