Salvo Sottile: «Io bullizzato dai compagni di classe perché grasso. Giravo filmini ai matrimoni poi la strage di Capaci cambiò tutto»

E' una storia fantastica quella di Salvo Sottile che da report di matrimoni diventa inviato del Tg5 a 18 anni

Salvo Sottile: «Io bullizzato dai compagni di classe perché grasso. Giravo filmini ai matrimoni poi la strage di Capaci cambiò tutto»
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Venerdì 25 Agosto 2023, 08:45 - Ultimo aggiornamento: 26 Agosto, 08:45

Ha provato a non fare il giornalista Salvo Sottile, ma la sua voglia di raccontare storie era troppo forte. Suo nonno era capostazione a Cefalù e il papà si occupava di cronaca nera nel Giornale di Sicilia, un mestiere che ha portato l'uomo lontano da casa per molto tempo, troppo. Per questo Sottile sapeva che da grande non arebbe mai lavorato per la carta stampata: «quel lavoro mi aveva portato via mio padre». Ma il giornalismo scorreva nelle sue vene così decide di raccontare storie ma tramite immagini. La storia di Salvo Sottile è una storia fantastica, da reporter di matrimoni si è trovato gioanissimo a diventare inviato del Tg5 negli anni più bui della Sicilia, quelli degli attentati a Falcone e Borsellino.

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Ripercorre le tappe della sua vita e si racconta al Corriere della Sera: «Mentre studiavo lavoravo anche in una libreria, mi davano 150 mila lire al mese.

Con quei soldi mi sono comprato una delle prime telecamerine, usata. E ho iniziato a riprendere le cose che più mi colpivano della mia città, Palermo. In poco tempo mi ero fatto un mio giro: il poliziotto che mi raccontava cosa succedeva, il medico del pronto soccorso... e a 16 anni ho iniziato a propormi ad alcune tv locali».

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L'infanzia difficile tra bullismo e insicurezze

Intraprendente si, ma estremamente timido e introverso, Salvo Sottile da piccolo veniva preso in giro dai compagni di classe. «Sono stato pure bullizzato: a scuola i miei compagni mi prendevano in giro perché ero sovrappeso e non mi permettevano di giocare assieme a loro».

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L'arrivo a Mediaset

Poi però tutto è cambiato e il giornalista ha trovato nella professione la sua rivincita. «Una delle tv locali pre cui lavoravo mandava le immagini anche a Mediaset. Un giorno mi chiamarono per chiedermi se potessi andare a Roma per un colloquio. Cercavano un informatore dalla Sicilia: stava per nascere il Tg5». Ma lui in quel momento era report di matrimoni. «Per arrotondare avevo iniziato a fare anche i filmini dei matrimoni e quella settimana ne avevo tre. Era un introito importante per me. Poi però mi decisi e andai»

L'incontro con Mentana

Nell'ascensore di mediaset incontrò Mentana e Sposini. «Mentana mi disse: “Ma sei il ragazzetto che sta a Palermo? Sei troppo piccolo per fare questo lavoro”. Sposini invece, che era il buono della coppia, fu più clemente: “Vediamo dai, se succede qualcosa tu avvisaci”». E quell'anno in Sicilia accadde di tutto: l’eruzione dell’Etna, l’omicidio Lima, la strage di Capaci, la strage di via D’Amelio. E Salo Sottile era li.

«Ma non avevo mai fatto collegamenti in diretta. Quando chiamai Mentana per digli della strage di Capaci, dopo che mi aveva avvisato un poliziotto, mi disse: dobbiamo fare una diretta, raccogli tutto il materiale che puoi e mando un inviato: prende un aereo e tra 2 ore è lì. In realtà non mandò nessuno e mi disse all’ultimo, per non farmi montare l’ansia, di mettermi davanti alla telecamera. Panico totale. Ma iniziammo a fare questa diretta infinita. Avevo 18 anni».

I momenti di paura

Inizia così la sua vita da corrispondente della Sicilia per il Tg5 e non mancarono episodi che lo fecero preoccupare: una volta, racconta in esclusiva al Corriere, mentre rientraa a casa venne menato da due persone, ma non lo raccontò mai a nessuno perché avea paura gli levassero tutto. Per fortuna poi mentana lo trasferì a Roma

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