Piovani: «I miei auguri? Fine della guerra e forza Roma»

Il compositore torna dal 26 al Parco della Musica con il suo concerto “La musica è pericolosa”: «Farò “Stille Nacht” in una versione ideata con Morricone»

Piovani: «I miei auguri? Fine della guerra e forza Roma»
di Katia Ippaso
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Venerdì 23 Dicembre 2022, 07:07 - Ultimo aggiornamento: 23:52

«Roma è la città in cui sono nato, dove ho sempre vissuto e dove continuerò a vivere». È in virtù del suo invariato amore per Roma che Nicola Piovani, compositore e pianista di fama mondiale, 76 anni, continua a riproporre ogni anno, in tre date simboliche (26 dicembre, 31 dicembre e 1 gennaio) il suo concerto La musica è pericolosa. «In più l’Auditorium Parco della Musica è intestato a Ennio Morricone. Quale luogo migliore?».
Per rinforzare il legame con il grande compositore scomparso nel 2020, quest’anno Piovani eseguirà Stille Nacht: «Di recente mi è capitato fra le mani il manoscritto di un arrangiamento che Ennio e io avevamo fatto di Stille Nacht. Con il mio ensemble (Marina Cesari, Pasquale Filastò, Pietro Pompei, Marco Loddo e Sergio Colicchio) eseguirò proprio Tu scendi dalle stelle. È un modo per ricollegarci agli auguri di capodanno che con Ennio facevamo agli spettatori italiani dal Tg1: dopo White Christmas, suonavamo a quattro mani Tu scendi dalle stelle. E questa è una delle novità del mio concerto».

Quali altre sorprese ci dobbiamo aspettare?

«A questo giro suoneremo, per la prima volta in pubblico, la colonna sonora de I fratelli De Filippo, il film di Sergio Rubini».

Continuando a nominare la musica come “pericolosa”, non si rischia di farle diventare innocua?

«Ha ragione: viviamo un tempo in cui, a forza di ripeterli, i concetti e le parole perdono credibilità. “Pace”, “democrazia”, “stare vicini alla gente”, che di per sé sarebbero valori grandiosi, rischiano di diventare luoghi comuni.… Le frasi fatte come “il bicchiere mezzo vuoto”, “senza se e senza ma” sono ormai intollerabili.

Anche se ci sono parole che non passano mai di moda, come “amore”, per esempio, che non perde di significato quando è cantata da Rossini o dai Maneskin. Sono comunque affezionato a questo titolo, perché deriva da un’espressione di Federico Fellini. Cercherò di non logorarlo».

Per quanto gioioso e vitale, il suo concerto-spettacolo suona anche come un requiem dedicato a coloro che non ci sono più, da Fellini a Cerami, da De Andrè a Morricone. Quale rapporto ha con la forma musicale del requiem?

«E’ una composizione con la quale mi vorrei prima o poi fortemente cimentare. Mi appassiona il testo latino del Requiem. E non mi faccio bloccare dalla paura del paragone coi capolavori classici, da Mozart a Verdi e Fauré. Piuttosto mi frena la scaramanzia: sento, immagino che un Requiem sarà l’ultima partitura che scriverò e allora, come capisce, rimando. È presto ancora».

Di recente, l’abbiamo vista alla Pergola di Firenze per il debutto dello spettacolo di Beppe Navello, “La colonia” di Marivaux, musiche di Germano Mazzocchetti. Cosa l’ha spinta ad andare a Firenze?

«La curiosità per questo testo sconosciuto e, soprattutto, il fatto che ci fossero le musiche e le canzoni del mio amico Germano Mazzocchetti, uno dei massimi musicisti italiani contemporanei, con un talento molto più alto della sua fama».

Ha un desiderio inespresso?

«Lo esprimo ora? Beh, vorrei scrivere un concerto per pianoforte e orchestra da far eseguire da un grande concertista, o meglio da “una” grande concertista. Ma non ho ancora il nome».

Accanto al suo nome, non possiamo non scrivere “premio Oscar” per la colonna sonora de “La vita è bella” di Benigni (era il 1999). Le fa piacere oppure lo considera un fatto superato?

«Mi fa un grande piacere. Ho scoperto presto che l’Oscar, più che un premio, è un titolo che dura una vita. Certo, il successo è bello se lo considera un participio passato, se ti serve per guardare avanti con fiducia. La migliore musica devo ancora scriverla».

Cosa si augura dal 2023?

«Innanzitutto, la fine della guerra in Ucraina, o meglio la fine dell’invasione russa in Ucraina. Poi il riscatto delle popolazioni iraniane in rivolta. Un nuovo film di Woody Allen. E, se mi permette un sorriso, la Roma in Champions League».

Parco della Musica, via Pietro de Coubertin 10, 26 dicembre ore 18, 31 dicembre ore 22, 1 gennaio ore 18.

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