Alex Britti: «Niente megashow, io e una chitarra in un live sul sofà»

Il cantautore romano questa sera si esibirà al Parco della Musica

Alex Britti: «Niente megashow, io e una chitarra in un live sul sofà»
di Mattia Marzi
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Martedì 20 Dicembre 2022, 07:47

Un sofà di pelle, qualche lampada messa qui e là sul palco a ricreare la dimensione del salotto, un tavolinetto. E naturalmente la sua chitarra. Niente di più. Contro il gigantismo dei concerti di gran parte dei suoi colleghi, tra maxi schermi, maxi palchi, maxi band, Alex Britti riparte dal divano. Nel vero senso della parola. Tour sul divano: è così che il 54enne cantautore e musicista romano ha provocatoriamente ma neanche tanto intitolato la sua nuova tournée teatrale, che fa tappa stasera all'Auditorium Parco della Musica. Dopo aver messo da parte quest'estate le sue hit per togliersi lo sfizio di incidere il suo primo album strumentale in trent'anni di carriera, Mojo, promosso con un tour da musicista, senza pezzi cantati ma solo suonati, Britti torna ora a impugnare il microfono.
Ha già chiuso quella parentesi?
«Sì. Era previsto durasse poco, un giro di concerti e via. Comunque l'album, nel quale ho raccolto parte della grande quantità di materiale strumentale che ho composto e inciso in questi tre decenni, ma che i discografici proprio non ne volevano sapere di far uscire, ha riscosso un discreto successo tra fan, amici e appassionati. L'avevo pubblicato solamente in streaming, quest'estate. Invece a grande richiesta, come si dice in questi casi, all'inizio del mese ho deciso di farne stampare un po' di copie in vinile».
Niente cd?
«E chi li ascolta più, ormai? Io non ho più un lettore cd in casa dal 2009. Ho ritirato fuori il caro vecchio giradischi prima che il formato vinile tornasse di moda. Sono cresciuto nell'epopea dei vecchi ellepì e il cd, se devo essere sincero, l'ho sempre trovato riduttivo: vedere piccole fotine al posto delle grandi copertine apribili dei vinili mi rattristava».
A cosa si è ispirato per questi concerti sul divano?
«Ai vecchi MTV Unplugged, storico format in voga tra la fine degli Anni '90 e i primi Anni Duemila che vedeva gli artisti riarrangiare i pezzi in chiave acustica. Non c'era show: parlava la musica, la canzone. Ne feci uno anche io, nel 2008».
Vinse il Disco d'oro.
«Davvero? Me lo sta dicendo lei. Io neppure lo sapevo, pensi un po'».
Ha un significato politico un tour del genere, in un periodo storico in cui c'è una corsa spregiudicata ai sold out nei palasport e negli stadi?
«Eccome. Mi domando anche quanti di quei sold out che vengono strombazzati siano effettivi, reali, e quanti non lo siano. E se ci sia più comunicazione o ciccia. Trovo tutto abbastanza effimero. Mi pare che i concerti oggi non siano veri e propri concerti».
Cosa vuole dire?
«Che ormai, in moltissimi casi, i concerti sono spettacoli di effetti speciali all'interno dei quali c'è anche un po' di musica. Spesso si suona su basi. Non sto dicendo che io sono migliore degli altri, eh. Solo che da musicista che da ragazzino frequentò al vecchio PalaEur i concerti di gente come Santana, Stevie Wonder e i Police, preferisco andare in un'altra direzione».
E quindi che fa sul palco?
«Canto e suono. Senza computer, basi, schermi, filmati e ballerini. E senza ospiti. Mi piace questa formula perché riporta tutto a una dimensione più essenziale. Il divano evoca un'intimità di casa, un salotto in cui stare comodi, giocando con le canzoni».
Non c'è neppure una sezione ritmica, ad accompagnarla?
«No.

Il tempo lo do io, battendo il piede a terra vicino ad un microfono. Ci siamo solamente io e la mia chitarra, con la quale rivisito in chiave acustica pezzi tratti dai primissimi dischi e dai lavori più recenti. Ci sono le hit, naturalmente, da La vasca a Mi piaci, passando per Oggi sono io, 7000 caffè. Ma ci sono anche pezzi meno noti ai quali sono per un motivo o per l'altro molto legato, come Nomi o Le cose che ci uniscono».

Parco della Musica, via Pietro de Coubertin 30. Stasera, ore 21.
 

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