Clemente Mimun: «Era gentile con i giovani, Enzo Biagi mi diceva: Paolo Graldi è un fuoriclasse»

Il direttore del Tg5: "Lo conoscevo da quaranta anni, insieme criticavamo la superficialità di certa informazione"

Clemente Mimun: «Era gentile con i giovani, Enzo Biagi mi diceva: Paolo Graldi è un fuoriclasse»
di Mario Ajello
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Domenica 31 Dicembre 2023, 00:40 - Ultimo aggiornamento: 00:42

Clemente Mimun, quando ha conosciuto Graldi? 
«Oltre 40 anni fa. Me ne parlò Enzo Biagi come di un fuoriclasse: una parola che non usava a sproposito. E’ stato molto bravo e scrupoloso. Cortese e anche disponibile verso i più giovani. Ho il ricordo di un gentiluomo e di un caro amico. Se n’è andato un uomo per bene, e simpaticissimo, e un professionista come non ce n’è quasi più». 


E’ vero che a Paolo stava simpatico Berlusconi?
«Sì, ma non ne faceva un fatto politico. A lui piacevano le persone vere, dava importanza al dato umano. E se qualcuno non gli piaceva, non stava lì a giudicarlo e a criticarlo, semplicemente non se ne occupava». 


Ma lei è appassionato di calcio e a lui non piaceva. Di che cosa parlavate?
«Di tutto eccetto che del pallone. Con Paolo si poteva spaziare, grazie alla sua arguzia, su qualsiasi argomento. E comunque la rubrica sulla Lazio che firmo sul Messaggero è stato lui, quando era direttore, a volerla ospitare. E gliene sono sempre stato grato perché mi piace avere un rapporto diretto con i tifosi della mia squadra del cuore. Anche quando mi fermano per strada, mi diverto moltissimo a parlare con loro». 


Che cosa vi univa veramente?
«Per esempio la critica al giornalismo. Non dicevamo: è tutto sbagliato, è tutto da rifare. Non ce la prendevamo con la modernità. Notavamo però la superficialità dell’informazione attuale, i pericoli delle fake news, l’egemonia della sciattezza. Lui soffriva, alla maniera sua, mai brontolona, per tutto questo». 


Avevate un rapporto fatto di serietà e di divertimento, quando vi siete visti l’ultima volta?
«L’ho portato, un mese e mezzo fa, alla Terrazza Borromini, quella che si affaccia su Piazza Navona e da cui si può ammirare in generale uno dei paesaggi più belli della Capitale. Paolo non la conosceva. Saliamo al sesto piano e gli dico: ecco, questa è Roma! E condividiamo l’idea che Roma, vista dal basso, è inguardabile per come è ridotta. Mentre vista dall’alto, è fantastica grazie alle cose non di oggi ma quelle fatte secoli fa. E Paolo, con il suo sorriso sornione: Roma vive di rendita».
 

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