Addio a Fabrizio Zampa, storica firma del Messaggero: dalla musica al giornalismo con la stessa passione

Da Sanremo a Renzo Arbore fino a Bob Marley: una vita per la musica

Fabrizio Zampa, morto giornalista del Messaggero: era una storica firma musicale
di Gloria Satta
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Martedì 4 Luglio 2023, 10:07 - Ultimo aggiornamento: 17:29

Fino a qualche settimana fa, con la passione di sempre, Fabrizio Zampa aveva continuato a scrivere sulle pagine del Messaggero, il suo amatissimo giornale fin dal 1970 quando era entrato da redattore dopo aver avuto successo come musicista, nel ruolo di batterista della gloriosa band dei Flippers. Per oltre 50 anni è stato una firma storica della musica scrivendone con competenza estrema e un’attenzione maniacale ai dettagli, cioè facendosi scrupolo di citare anche il singolo componente di un gruppo, l’orchestrale più oscuro: venendo da quel mondo anche lui, manteneva un grande rispetto per l’ambiente di cui sentiva di far ancora parte. Oggi, mentre la notizia della sua scomparsa continua a suscitare sorpresa e dolore in tutta Italia, pare incredibile pensare che Fabrizio, ragazzo di 85 anni ancora pieno di curiosità ed entusiasmi, se ne sia andato per sempre. Resta la consolazione di sapere che è stato assistito fino all’ultimo dall’amore dei figli Massimiliano e Daniele, della nuora Simona, di Cristiana, presenza costante, imprescindibile della sua vita. E tornano come flashback di un passato ancora vivissimo i ricordi della sua esistenza avventurosa, sempre all’insegna della curiosità, della levità, di una gentilezza che lo aveva fatto amare da tutti, dai colleghi giornalisti fino ai musicisti-amici come Lucio Dalla, Fabrizio De André, Paolo Conte, Francesco De Gregori, Edoardo Vianello, Pino Daniele. Fabrizio aveva una gioia di vivere e un ottimismo di fondo che fino all’ultimo gli hanno regalato un’invidiabile leggerezza, quasi fanciullesca.

Pur essendo un pezzo da novanta del giornalismo musicale, era il miglior collega che uno si potesse augurare.

Sincero, leale, sempre pronto a dare una mano. Non ha mai smaniato per far carriera, né fatto sgambetti o cercato scorciatoie. Se in redazione c’era lui, tra un aneddoto e una battuta il lavoro fluiva più facile, più svelto, più gioioso. Si rimaneva incantati a sentirgli raccontare i suoi viaggi, i suoi incontri con i grandi del pop e del jazz. L’amore per la musica ha nutrito la sua carriera e i suoi scoop: tornano alla mente il leggendario reportage da Woodstock, l’incontro con Bob Marley all’Isola di White, i mille festival di Sanremo seguiti da cronista, e poi Castrocaro, Canzonissima, le interviste ai big. Importante nella sua storia professionale è stata poi la lunga stagione televisiva come inviato di ”L’altra domenica”, dove Renzo Arbore lo chiamava ”l’inarrestabile Zampa”. Figlio del grande regista Luigi Zampa, Fabrizio aveva respirato cinema fin dalla più tenera età: Alberto Sordi lo considerava un nipote. Ma lui aveva scelto la musica. E con i Flippers, con cui negli anni Duemila aveva celebrato una storica réunion, firmò successi discografici come ”Siamo i Watussi” e ”Hully Gully”. Prima di approdare al Messaggero, era stato fotografo professionista. Adorava i viaggi esotici, le piante (in particolare i banani), la tecnologia (era stato uno dei pionieri nell’uso del computer), il jazz. Mancherà moltissimo a tutti: agli amici, ai colleghi, ai musicisti, ovviamente alla grande famiglia del Messaggero di cui fino all’ultimo ha orgogliosamente fatto parte.

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