Trentanove mesi da presidente della Figc - da agosto 2014 e novembre 2017 - che Carlo Tavecchio, morto a 79 anni nella notte all'ospedale di Erba per una polmonite, ha vissuto pericolosamente. Era nato nel '43 a Ponte Lambro in provincia di Como, cittadina di cui fu sindaco per quasi vent'anni, dove risiedeva e dove lunedì si svolgeranno alle 15 i funerali.
Morto Carlo Tavecchio
La politica era una sua grande passione, ma è nel calcio che raggiunse la sua notorietà.
ALLA FIGC
Tavecchio divenne comunque presidente della Federcalcio e iniziò il lavoro del post Mondiale con un colpo inatteso: l'ingaggio di Antonio Conte alla guida della nazionale. Contratto innovativo, con diritti di immagine inclusi, intervento dello sponsor. L'Italia riparte e si qualifica in anticipo agli Europei. Torneo continentale in cui quell'Italia da lavori in corso riesce a eliminare la Spagna e finire la corsa ai quarti, ma ai rigori davanti alla grande Germania. La Figc di Tavecchio esce rafforzata dall'Europeo e lavora ai cambiamenti normativi: vara il tetto alle rose con indicazioni precise sul numero di italiani e provenienti dal vivaio. È il primo passo delle riforme, che prosegue con le norme sul fair play finanziario e il lancio dei centri federali; ma al centro c'è la madre di tutte le riforme, la riduzione della serie A a 18 squadre, lanciata e però subito incagliata nelle secche della Lega. Ma i guai sono sempre dietro l'angolo e spesso arrivano dal'interno: Felice Belloli, successore di Tavecchio alla guida dei Dilettanti, nel verbale di una riunione del direttivo definisce «4 lesbiche» le calciatrici. Nuova bufera e Tavecchio, ancora sotto pressione, ne esce spingendo Belloli a lasciare. Rieletto il 6 marzo, dopo aver battuto lo sfidante Andrea Abodi, Tavecchio sperava di essersi messo alle spalle i guai peggiori. Restavano quelli delle Leghe: commissario di quella di A ha cercato di scavallare anche gli ultimi ostacoli. Ma il peggio doveva ancora arrivare: per scongiurarlo aveva definito un'apocalisse l'eventualità che l'Italia non andasse ai mondiali. L'incubo invece diventa realtà, tra le lacrime del ragioniere di Ponte Lambro che si fece re del calcio italiano.