Allan Petre, dalla banlieue alla Nasa: arruolato l'ingegnere aeronautico di 24 anni cresciuto nel quartiere “93”

È nato in una zona “difficile” dell’area. parigina. Gli studi lavorando da commesso. Macron gli scrive: «Bisogna sempre credere ai sogni»

Allan Petre
di Francesca Pierantozzi
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Sabato 9 Dicembre 2023, 00:35 - Ultimo aggiornamento: 04:07

PARIGI C’era una volta Allan Petre. Sognava le stelle tra i palazzoni della banlieue di Parigi, entrò alla Nasa e arrivò su Venere. Per ora solo il finale è da favola: per il resto è una verissima “success story à la française”.

Il diretto interessato, 24 anni, fisico da modello, ambizioni da esploratore, coraggio da vendere, preferisce parlare di «fortuna», al limite di «faccia di bronzo». Da gennaio sarà uno dei rari stranieri dipendenti della Nasa e di sicuro il più giovane: comincerà a lavorare al Jet Propulsion Laboratory sulle future missioni su Venere. Ma il viaggio fatto finora, dai quartieri popolari di Saint Denis ai laboratori di Pasadena, è probabilmente più lungo di quello che lo separa dai pianeti del sistema solare. Emmanuel Macron ha tenuto a complimentarsi di persona, inviandogli su Linkedin un sonoro: «Bravo! Lei è la prova che bisogna sempre credere nei propri sogni».


E Allan ci ha sempre creduto, fin da quando, tornando da una gita scolastica a un planetarium alle elementari si era detto: «Da grande farò l’ astronauta».

La cosa ovviamente è stata presa per anni con leggerezza e accondiscendenza da tutti. Tranne che da lui. I genitori - papà tecnico informatico, mamma assistente in una mensa in un asilo - lo hanno sempre sostenuto, invitandolo però a più realistiche ambizioni. Idem gli insegnanti. Anche perché era sì bravo a scuola, ma senza distinguersi per particolare genialità. Nella media per i voti, ma decisamente straordinario per caparbietà e determinazione a seguire la propria passione: il cielo stellato. Oggi se ne va in giro per le scuole del suo ex quartiere a dire ai bambini e ai ragazzi sui banchi: credeteci.


Il dipartimento di Saint-Denis, noto nel paese col suo numero amministrativo, il “93”, è quasi sempre all’onore delle cronache per fatti meno esemplari: le rivolte dei quartieri “difficili”, il tasso di disoccupazione giovanile, tra i più alti di Francia, e il reddito pro-capite, tra i più bassi. Chi cerca lavoro ed è nato, cresciuto, o risiede nel “93”, semplicemente cerca di farlo scomparire dal CV.

Allan ne ha fatto un trampolino di lancio. Dopo la maturità tentenna e si piega ai consigli («comunque sempre gentili» dice oggi) degli insegnanti: scegli un percorso che ti garantisca un lavoro. Si iscrive dunque a una formazione universitaria di due anni per diventare contabile. Alla fine del primo anno, con tutti gli esami fatti, si dice: adesso o mai più, e cambia corso. Passa da “amministrazione e contabilità“ a “ingegneria termica e dell’energia”. La facoltà è a due ore da casa, parte la mattina alle 6, torna alle 20 e 30. Il fine settimana fa il commesso in un outlet di Hugo Boss. A 19 anni, si candida per una scuola di ingegneria, chiedendo l’alternanza scuola-lavoro. «Nel giro di un quarto d’ora ho ricevuto due risposte positive: mi prendevano a scuola, e un’azienda mi offriva di lavorare in alternanza: era Ariane Group». Ariane: quelli del razzi. Per la prima volta la frase «da grande voglio fare l’astronauta» non è più solo un sogno. 


LO STAGE E L’ASSUNZIONE
Come sono andate poi le cose, le continua a raccontare in questi giorni di continue interviste, dopo essere stato ricevuto anche dal ministro dell’economia Bruno le Maire, che ha ribadito : «Sei un esempio». Su internet contatta un ricercatore dell’università americana della Florida che lavora in un laboratorio di astrofisica e ottiene uno stage: «Quando ero lì ho assistito a un lancio del razzo Falcon9 di SpaceX. Il rumore dei reattori, la terra che trema, che ricordo meraviglioso». Forte del suo successo con l’università della Florida, riprova con lo stesso metodo con la Nasa. Dal Pc in camera sua contatta via email una ricercatrice dell’agenzia spaziale americana il cui lavoro lo interessa. Cominciano a discutere, lei è interessata «al suo profilo atipico», e spinge la sua candidatura. Seguono i colloqui e alla fine il sì: assunto, lavorerà come ingegnere specializzato nella meccanica dei fluidi alla missione VERITAS. Obiettivo: inviare una sonda su Venere entro il 2031. 


Per diventare astronauta servono altri concorsi, molto selettivi: «E io ci proverò. Ai ragazzini voglio proprio dire questo: le opportunità non vengono sempre da sole, a volte ce le dobbiamo creare».
 

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