Sant'Alessandro, convento in cerca d'autore

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Venerdì 7 Novembre 2014, 05:47
Per molti, a Toffia, è un sogno di oltre vent'anni fa ormai svanito, per altri una struttura che sta morendo. Tutti gli intervistati però concordano: «è un peccato lasciarlo così». Sicuramente è un'opera incompiuta. Si tratta del complesso monastico francescano, chiesa e convento, di Sant'Alessandro oggi in disuso, per non dire abbandonato, un'opera che nessuna amministrazione, nel corso dei decenni passati, è riuscita a completare e gestire in modo proficuo. «Di errori se ne sono fatti - afferma il sindaco Emiliano Oliveti, eletto lo scorso maggio - nella maggior parte non imputabili all'amministrazione che rappresento. Qualcosa non ha funzionato. Dai finanziamenti a singhiozzo e non programmabili, alla mancanza della multifunzionalità decisa in fase progettuale che avrebbe potuto rimettere sul mercato una struttura ricettiva nata per il Giubileo del 2000, e che una volta passato, ha chiuso i battenti».
La chiesa di Sant'Alessandro risale ai primi del 1400. Tra gli anni '80 e '90 del secolo scorso, il Comune ha provveduto a restaurare la chiesa e a sostituire il convento in rovina con un nuovo edificio rivolto a un turismo giovanile con interessi naturalistici. Il fabbricato disponeva di circa 20 posti letto. Con il Giubileo, si decise di potenziarlo, costruendo ex novo due grandi ambienti sotto il livello del terreno, comprensivi di servizi di ristorazione e spazi comuni, tra i quali una biblioteca. Furono spesi quasi 6 miliardi delle vecchie lire finanziati da Europa, Regione e Provincia. «E' un problema che abbiamo ereditato - aggiunge Oliveti - la difficoltà è che si tratta di una struttura costosa per le casse comunali ed è difficilmente collocabile sul mercato ordinario. Oggi l'abbiamo concessa in comodato d'uso non gratuito all'Associazione nazionale contro la corruzione che la usa parzialmente ma almeno fa la manutenzione ordinaria in attesa di un nuovo riuso che prevediamo possibile solo con il coinvolgimento di enti pubblici e privati che riuniti in un consorzio possano farsi carico del complesso».
Sergio Silva
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