Deflazione in 15 grandi città, cala la produzione industriale

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Sabato 13 Settembre 2014, 06:02
LA CRISI
ROMA Deflazione confermata, produzione industriale in discesa, debito pubblico in salita. È un bollettino di continue brutte notizie quello che arriva sullo stato di salute del Paese. L'Istat, ieri, nel confermare ufficialmente quanto già annunciato in via preliminare un paio di settimane fa, ovvero che l'Italia dopo 55 anni è ritornata in deflazione (-0,1% ad agosto su base annua), ha aggiunto nuove informazioni che rendono il quadro ancora più nero: sono salite a quindici (da dieci) le città con oltre 150.000 abitanti dove il listino dei prezzi al consumo è sceso; e tra le new entry ci sono Milano, Bologna e Genova. Ma c'è di più: a guardare la cartina con i segni meno, balza agli occhi il fatto che è proprio l'area da sempre economicamente più avanzata, il Nord, a guidare la deflazione.
I prezzi sono in calo sia nel Nord Est (-0,2%) che nel Nord Ovest (-0,3%) con picchi a Venezia (-0,8%), Verona (-0,7%) e Torino (-0,6%). A Milano e Trieste i listini sono scesi dello 0,3%, a Genova dello 0,2% e a Padova dello 0,1%. Prezzi fermi in media nel Centro Italia, anche se non mancano le eccezioni significative, con Livorno a -0,5%, Firenze a -0,3, Roma, Perugia e Bologna a -0,2%, Reggio Emilia a -0,1%. Il Mezzogiorno si mantiene sopra lo zero (Sud +0,3% e Isole +0,7%): tra i grandi centri solo Bari (-0,3%) e Potenza (-0,1%) fanno segnare prezzi in calo.
ECONOMIA MALATA

Le conseguenze di un calo dei prezzi se all'apparenza risultano positive per il singolo consumatore, sono in realtà il segnale che l'economia è malata. I prodotti costano di meno perché c'è meno richiesta. L'effetto generale è depressivo. Il dato sulla produzione industriale è la conferma: a luglio è tornata a scendere, cedendo l'1% su giugno (quando era risultato in crescita) e addirittura l'1,8% su base annua. Sono cifre peggiori delle attese, che portano il livello destagionalizzato dell'attività indietro di cinque anni. Siamo sotto di quasi il 26% rispetto ai picchi pre-crisi.
E il dato fa ancora più effetto se si pensa che nel resto d'Europa le cose stanno andando in direzione opposta: nei 18 Paesi dell'Eurozona la produzione industriale a luglio è cresciuta dell'1% su base mensile e del 2,2% su base annua. Dati positivi anche per l'insieme Ue (+ 0,7% e +2%).
Anche sul fronte conti pubblici, le notizie sono negative: in base a quanto comunicato ieri dalla Banca d'Italia il debito delle amministrazioni pubbliche è aumentato a luglio di altri 0,2 miliardi, toccando un nuovo a record a 2.168 miliardi di euro.
Giusy Franzese
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