Il monaco guerriero in corsia

Il monaco guerriero in corsia
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Mercoledì 29 Ottobre 2014, 06:05
LA TERAPIA
Il monaco guerriero Shaolin e il primario. Insieme, a Roma. Ecco la sintesi dell'accordo che è stato firmato tra la Fondazione Santa Lucia e la scuola del maestro Shi Yan Hui, incaricato di diffondere in Italia, come unico rappresentante, la cultura cinese di Shaolin. Riconosciuta dall'Unesco come patrimonio dell'umanità. Una stretta di mano tra la medicina occidentale e la sapienza orientale. In uno dei luoghi d'eccellenza della ricerca scientifica, della cura e della riabilitazione delle malattie neurologiche, La Fondazione Santa Lucia sulla via Ardeatina a Roma.
Da una parte la nostra razionalità terapeutica, dall'altra una visione dell'uomo (mente e corpo) che ha più di 1500 anni. Un'idea del mondo ma anche tecniche per migliorare le condizioni di salute di lui e di lei. Intorno al tavolo dell'accordo, oltre al maestro Shi Yan Hui, nato nel 1980 in Cina nella provincia dell'Henan dove è il Tempio di Shaolin, il direttore generale della Fondazione Luigi Amadio e il direttore scientifico Carlo Caltagirone.
L'ABATE DEL TEMPIO
Il monaco guerriero ha cominciato da piccolo a studiare da monaco. A 9 anni già si esercitava con le arti marziali: 8 ore al giorno, metodi di insegnamento molto severi. Ore di meditazione. Nel 2007 l'abate del Tempio, Shi Yong Xin, destina il giovane Shi Yan Hui all'Italia. Si ferma a Roma, dove abita e insegna kung fu. Nel resto del tempo viaggia per il Paese tiene conferenze, fa dimostrazioni, partecipa a spettacoli. Si dedica a spiegare il significato di Shaolin, arte di meditazione e movimenti (lo Yijinjing) che possono essere eseguiti da giovanissimi e da anziani (www.shaolinquanfa.eu - www.shaolintemple.it). Il maestro, nella Fondazione, insegnerà a medici, ricercatori e fisioterapisti la base della filosofia e dell'armonia del corpo tramandata dalla sapienza del buddismo Chan (meditazione) e del buddismo Wu (arte marziale). «La nostra cultura - sono parole del maestro - pone al centro della pratica la coltivazione della pazienza e della perseveranza. Non si tratta solo dell'espressione di un complesso di arti marziali ma anche di una filosofia ben precisa che protegge e migliora la salute mentale e fisica».
Perché in un istituto di riabilitazione per persone che sono state colpite da ictus, anziani dopo interventi, politraumatizzati per un incidente? Perché lo Yijinjing può affiancare la fisioterapia occidentale aggiungendo esercizi che richiedono una particolare partecipazione di mente e corpo. Esercizi lenti, morbidi e ampi.
IL RILASSAMENTO
«La traiettoria - spiegano i maestri Shaolin - del movimento deve essere curva, senza angolazioni e non lineare. L'effetto del movimento si deve sentire in ogni parte del corpo seguendo le curvature fisiologiche. Il tutto in modo sciolto e non rigido e a un ritmo costante e senza interruzioni».
Le tecniche di meditazione e rilassamento, gli esercizi e le arti marziali sono le basi dell'accordo che ha portato il monaco guerriero nel Santa Lucia. E lo fa diventare maestro dei nostri medici. Che già pensano a come utilizzare lo Yijinjing per fare prevenzione con gli anziani.
«Alcuni nostri ricercatori - fa sapere il direttore generale Amadio - stanno portando avanti già degli studi sugli effetti della meditazione sulle condizioni di salute. Gli esercizi hanno caratteristiche tali da poter essere considerati una forma di fisioterapia. Parliamo di stiramento dei muscoli e dei tendini. Possono rivelarsi molto utili per prevenire l'invecchiamento e migliorare il tono generale. Starà ai nostri operatori approfondire le metodiche che ritengono più utili per il loro lavoro, costruendo un'integrazione tra medicina orientale e occidentale. Dalla ginnastica, appunto, ai massaggi, alla meditazione, alle tecniche di rilassamento».
Carla Massi
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