Chiesti 30 anni per Stasi «Soltanto l'assassino può sapere certe cose»

Chiesti 30 anni per Stasi «Soltanto l'assassino può sapere certe cose»
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Martedì 25 Novembre 2014, 06:01
IL PROCESSO
MILANO Quattro dita insanguinate impresse sulla maglietta rosa del pigiama di Chiara Poggi. E' la firma dell'assassino, che poi è andato in bagno a lavarsi le mani. «E sul dispenser del sapone ci sono le impronte di Alberto mischiate al dna di Chiara», è la conclusione del sostituto pg Laura Barbaini.
NUOVI INDIZI
In sei ore di requisitoria la pubblica accusa ricostruisce il rapporto di coppia tra l'ex bocconiano e la sua fidanzata, uccisa nella villetta di Garlasco il 13 agosto di sette anni fa, dal ritrovamento delle foto porno nel computer del ragazzo, alle tensioni della coppia, all'ultima sera passata insieme la notte prima dell'omicidio. Ma soprattutto mette in fila quelle che ritiene incongruenze tra la scena del delitto e ciò che Stasi ha raccontato di avere visto. Per il pg Barbaini, Alberto ha ucciso Chiara «con crudeltà» e va condannato a trent'anni, pena chiesta anche nei processi di primo e secondo grado conclusi con una assoluzione. La Cassazione ha poi annullato la sentenza della Corte d'Assise d'Appello rinviando il procedimento a una nuova sezione, dove ora si giocano le ultime fasi del dibattimento. E per l'accusa tutti gli indizi puntano dritto verso un unico colpevole, Alberto Stasi, come dimostrerebbero i nuovi elementi acquisiti. A cominciare dalla foto in cui si dimostra che l'assassino si è sporcato almeno una mano: quattro impronte di dita (tranne il pollice) sulla spalla sinistra del pigiama di Chiara indicano come sia stata sollevata e poi gettata dalle scale della taverna. Il corpo della ragazza è stato girato, la maglietta si è impregnata di sangue ma quelle impronte sono lì, ben visibili, sostiene Laura Barbaini. Che ripercorre le fasi successive. Un'impronta di scarpe con la suola a pallini mostra l'assassino che si gira e va in bagno, altre due orme insanguinate restano stampate sul tappetino mentre si lava le mani. E sulla confezione di sapone liquido sono state isolate tracce del dna di Chiara miste alle impronte di Alberto. Da qui il sillogismo della Procura: Alberto si sarebbe lavato le mani dopo aver ucciso Chiara.
«AVEVA IL VOLTO BIANCO»
Stasi, sostiene l'accusa, ha riferito particolari che solo chi ha ucciso Chiara poteva sapere. Insomma, si sarebbe tradito. Ha spiegato di essersi affacciato sulle scale e di aver visto la fidanzata riversa sul settimo gradino. In realtà quando è stato trovato dai carabinieri il corpo era scivolato al nono gradino, quindi Stasi - è la tesi di Laura Barbaini - rivivrebbe la scena con gli occhi di chi ha commesso l'omicidio, dal momento che nella villetta non è più entrato. Non solo. Quando gli investigatori gli chiedono che aspetto avesse la ragazza, lui risponde: «Aveva la faccia pulita e bianca». In realtà il viso di Chiara è visibile solo nelle foto scattate con il flash. «Cosa si vede in quelle scattate subito dopo, con la scena illuminata solo da una fioca luce? Poco o nulla», afferma il pg. Insomma, Alberto non avrebbe potuto vedere bene il volto di Chiara e comunque fornisce una descrizione sbagliata: era una maschera di sangue.
Claudia Guasco
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