Dalla “raccolta” al riciclaggio servizio gratuito

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Venerdì 7 Novembre 2014, 05:48
L'ORGANIZZAZIONE
Raccogliere, riciclare, riutilizzare. Sono i tre imperativi che fanno sempre più parte della nostra vita, ma che sono il pane quotidiano da ben 30 anni per il Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati che in questo periodo di tempo ha avuto modo di sviluppare un sistema logistico e industriale di assoluta eccellenza, capace di rastrellare il 98% dei lubrificanti esausti raccoglibili, preservando l'ambiente e trasformandoli in una risorsa attraverso sia il risparmio sia il loro riutilizzo.
La forza del Consorzio è, prima di tutto, nella capillarità: nel corso del 2013 sono state oltre 242mila le chiamate che le 72 aziende autorizzate alla raccolta hanno ricevuto e 6,1 milioni i chilometri percorsi dai loro mezzi per raccogliere 171mila tonnellate di olii usati, principalmente presso fabbriche o officine meccaniche.
LA RIGENERAZIONE

Il 60% di questi proviene infatti, come è prevedibile, dal settore automotive – anche se questa quota è calata negli anni, grazie al minor utilizzo di lubrificante da parte di auto – e cinque sono i centri di stoccaggio temporaneo dove avviene lo smistamento. Qui infatti, dopo averli analizzati, si decide cosa fare degli oli usati e ben l'88% riesce ad essere indirizzato verso la rigenerazione della quale si occupano 5 aziende (fra le quali spicca la Viscolube guidata da Antonio Lazzarinetti, realtà ormai in grado di produrre un olio rigenerato di qualità tale da aver chiuso accordi per trasferire la propria tecnologia o il proprio know-how in paesi come gli Stati Uniti o la Cina) che, attraverso una serie di processi termici, chimici e meccanici, trasformano quanto è stato già usato in qualcosa di nuovamente utile: su 100 kg si ricavano 6,5 kg di gasolio, 13 kg di sostanze bituminose, 3 kg di distillati leggeri riutilizzabili nei processi produttivi per la produzione di vapore, 9 kg di acqua e ben 67 kg di basi lubrificanti con qualità pari a quella di quelle vergini ricavate dal petrolio.
Il risultato è che il 25% degli olii reperibili in commercio è prodotto con basi recuperate e ciò ha permesso al nostro sistema paese di importare 34 milioni di barili di petrolio in meno alleggerendo la bolletta energetica di 1,35 miliardi di euro, 90 milioni dei quali solo nel 2013. L'eccellenza del sistema messo in piedi dal Coou è misurata dai risultati messi a segno dagli altri paesi: se in Italia l'88% degli oli viene reimmesso nel ciclo economico, solo la Spagna ci avvicina con il 68%. Il rimanente 10% non riciclabile mantiene comunque un potere calorifico di 9.500 kcal/kg, simile a quello del normale olio combustibile e viene destinato a usi industriali, ad esempio: nei cementifici. Solo una parte minima (0,2-0,5%) è inutilizzabile e viene dunque termodistrutto definitivamente eliminando al contempo le sostanze nocive contenute, con tutti gli accorgimenti del caso per il controllo delle emissioni gassose prodotte. Impressionanti le cifre che riguardano l'impronta ambientale, direttamente legate all'attività del Coou.
La raccolta, lo smaltimento e la rigenerazione degli olii usati in Italia hanno fatto risparmiare 2,3 miliardi di metri cubi di acqua, pari a 4 volte un lago come il Trasimeno, 7.306 ettari di territorio, 6,4 milioni di tonnellate di materia prima vergine e 1,1 milioni di tonnellate di CO2 immessi in meno nell'atmosfera, pari a quanto emesso da 350mila auto che compiono 20mila km.
Nicola Desiderio
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