«Isis, rischi rilevanti per Europa e Italia» L'ostaggio: mi hanno già scavato la fossa

«Isis, rischi rilevanti per Europa e Italia» L'ostaggio: mi hanno già scavato la fossa
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Giovedì 16 Ottobre 2014, 06:01
IL CONFLITTO
L'Italia e l'Europa sono esposti a «rischi rilevanti» a causa della «pressione militare» dello Stato islamico in Iraq e Siria (Isis): è l'allarme lanciato dal Consiglio supremo di Difesa riunitosi al Quirinale. «È quindi necessario che l'Italia, insieme a Nazioni unite e Unione europea, consideri con estrema attenzione gli eventi in corso ed eserciti ogni possibile sforzo per prevenire, in particolare, l'ulteriore destabilizzazione della Libia», sottolinea il Consiglio supremo della Difesa, che mette in guardia anche sulla minaccia rappresentata dai cosiddetti foreign fighters. Anche per questo il Consiglio supremo di Difesa sottolinea l'esigenza di una rapida trasformazione delle Forze Armate, per renderle «più pronte ed efficaci», ma al tempo stesso rimarca che «il solo sforzo nazionale non potrà essere sufficiente a garantire l'Italia, come ciascuno degli altri Paesi europei, dalle minacce e dai rischi che si prospettano già nel breve termine». Tutto questo nel giorno in cui il presidente america Barack Obama si è confrontato via telefono con i principali leader europei, tra cui il premier Matteo Renzi, sulle varie emergenze mondiali del momento, compresa l'avanzata dell'Isis in Medio Oriente.
I RAID

All'indomani dell'incontro a Washington dei comandanti militari dei 22 Paesi della coalizione anti-Isis, l'aviazione di questa variegata piattaforma ha intensificato i raid contro postazioni dello Stato islamico attorno a Kobane, la cittadina siriana a maggioranza curda assediata da un mese dalle forze jihadiste. L'operazione adesso ha anche un nome: “Determinazione assoluta”. Secondo informazioni non verificabili sul terreno e diffuse dall'Osservatorio siriano per i diritti umani in Siria, le milizie curde sono riuscite a riprendere alcune postazioni ai margini della cittadina. Non si hanno notizie aggiornate di vittime militari o civili negli intensi scontri che proseguono da quattro settimane. Sulla questione dell'ingresso di combattenti curdo-turchi dalla Turchia verso Kobane, il premier turco Ahmet Davutoglu ha risposto al presidente francese Francois Hollande, che aveva invocato l'apertura di un corridoio per consentire alla resistenza curda di portare rinforzi nella città assediata. Solo i siriani - ha ribadito Davutoglu - possono tornare a combattere a Kobane, non i combattenti di altre nazionalità che arrivano dalla Turchia.
La guerra in Siria e in Iraq continua su vari fronti e tra diversi attori: l'Isis ieri ha circondato una base militare dell'esercito iracheno ad Amiriya, a ovest di Baghdad, a soli 40 chilometri dalla capitale. Nella zona orientale della Siria invece, nel Dayr az Zor ricco di risorse energetiche, lo Stato islamico sta subendo l'offensiva del regime di Assad.
L'APPELLO DI OKONEN

Intanto il 73enne Stefan Okonek, ostaggio tedesco fatto prigioniero nelle Filippine da un gruppo islamista che simpatizza per l'Isis, ha inviato ieri un drammatico messaggio trasmesso da una radio locale: «Mi hanno detto che mi uccideranno venerdì» ha riferito, aggiungendo. «Hanno scavato una fossa profonda 3 metri e hanno detto: questa è per te». Okonen è stato rapito lo scorso aprile assieme alla moglie 55enne Henrike Dielen. Entrambi sono velisti che si trovavano nelle Filippine in vaganza, e per la loro liberazione i miliziani hanno chiesto un riscatto di 4 milioni di euro entro le 15 di domani.
Luigi Fantoni
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