LA CARRIERA
Mueller non è un giovanissimo, ha 62 anni, ha studiato anche informatica ed è nell’orbita del Volkswagen Group da oltre 40 anni avendo lavorato in Audi come apprendista per 1.500 marchi al mese negli anni ’70. Mueller è un uomo di prodotto, ha lavorato a lungo ad Ingolstadt e il suo nome è legato al grande successo della A3. Nato nella ex Germania Est e cresciuto in Baviera, la carriera di Mueller è stata all’ombra di Winterkorn, ma ha ottimi rapporti anche con il patriarca-azionista Piech che negli ultimi giorni ha sicuramente recuperato potere e credibilità all’interno del gruppo. Sarà anche sfortuna, ma in fondo il gruppo, che tanto era cresciuto nell’ultimo periodo, ha avuto il primo grande problema proprio pochi mesi dopo che si è sfilato il suo visionario regista.
Gli altri candidati sono i responsabili degli altri brand poiché pare che non venga presa in considerazione la soluzione esterna. Stadler, da diversi anni prima firma in casa Audi, Diess il nuovo numero uno del brand Volkswagen che ha il vantaggio-svantaggio di essere un neoassunto visto che arrivato da poco da Bmw. Ma gli uomini provenienti da Monaco hanno sempre fatto brillanti carriere in Volkswagen. I capi operativi sono sempre stati ingegneri, ma visto quando accaduto (a fare il software killer sono stati i tecnici) e quanto potrebbe servire in futuro (fare bene i conti sarà fondamentale) potrebbero avere vantaggi quelli cresciuti nella finanza. Da lì viene per esempio Stadler, ma soprattutto Poesch che, vista la gravità della situazione, potrebbe essere dirottato dalla presidenza del cds a quella operativa.
Sul banco degli imputati sembrano invece finiti i super tecnici, quelli che non potevano non sapere. Circolano nomi di ingegneri stimatissimi, fra i più ammirati del mondo: Wolfgang Hatz, responsabile tecnico di Porsche, e Ulrich Hackenberg che ricopre lo stesso ruolo in Audi. Vicini al passo indietro anche l’attuale capo ingegnere del brand Volkswagen, Heinz-Jacob Neusser, e il numero uno di VW Group America, Michael Horn.