Non crede sia giusto togliere il vitalizio agli ex parlamentari che sono stati condannati per reati gravi?
«Sulla questione in sé non ho approfondito ancora granché ma mi sembra assurdo che vengano tirati in ballo i segretari politici dei partiti che allora furono coinvolti in processi più o meno singolari. Quello che le posso dire, siccome tirano in ballo anche me, io usufruii della pena alternativa del servizio sociale sulla base della sentenza del tribunale di sorveglianza che ha scritto: “Non risulta essere personalmente intervenuto sulla concreta gestione degli irregolari finanziamenti ricevuti dal suo partito”. Vede, nella Democrazia cristiana, da De Gasperi in poi, il segretario politico non si è mai occupato direttamente dei finanziamenti al partito».
Ma se le dovessero comunque bloccare il vitalizio, pensa che alla fine deciderà di fare ricorso?
«Non lo so. La questione è stata affronta in maniera così superficiale e non vorrei essere superficiale anch'io nel rispondere. Sentiamo cosa diranno i giuristi».
Al di là del suo caso però, non ritiene sbagliato che chi è stato condannato per reati anche gravi, debba continuare a percepire il vitalizio maturato negli anni per rappresentare gli italiani?
«Certo, se si riferisce ai condannati per reati gravi e comprovati. Però, essendo il vitalizio versato in corrispondenza dei contributi accumulati, mi sembra che la questione sia anche da esaminare con attenzione dal punto di vista della dottrina e non affrontata sull'onda della demagogia».