Unioni civili, Alfano: «Adozioni capitolo chiuso, il patto con il Pd è chiaro»

Unioni civili, Alfano: «Adozioni capitolo chiuso, il patto con il Pd è chiaro»
di Marco Ventura
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Domenica 28 Febbraio 2016, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 09:14
Sinistra Pd all’attacco dopo l’approvazione edulcorata delle unioni civili. Ma proteste anche da Massimo Gandolfini, l’organizzatore del Family Day per il quale l’Ncd avrebbe potuto fare di più. «Abbiamo fatto quello che ci eravamo impegnati a fare», dice il ministro dell’Interno, Angelino Alfano. «Abbiamo detto sì ai diritti, no all’equiparazione al matrimonio e no alle adozioni per le coppie omosessuali. È evidente, se avessi dovuto scrivere io quella legge l’avrei scritta diversamente, ma è altrettanto chiaro, proprio dalla reazione di certi ambienti, che il mio ruolo è stato quello di arginare i rischi. Un conto sono i diritti patrimoniali delle persone dello stesso sesso, altro i diritti dei bambini, in primis quello di avere un papà e una mamma».

E a Gandolfini cosa risponde? 
«Vedo cattolici che giudicano il cattolicesimo degli altri secondo il loro personale metro di verità e ortodossia. Io, che non amo giudicare, mi ispiro a quanto ci ha insegnato San Giovanni Paolo II nell’Enciclica Evangelium vitae del 1995: “Quando non fosse possibile scongiurare o abrogare una legge (intrinsecamente ingiusta), un parlamentare, la cui personale assoluta opposizione fosse chiara e a tutti nota, potrebbe lecitamente offrire il proprio sostegno a proposte mirate a limitare i danni di una tale legge e a diminuire gli effetti negativi sul piano della cultura e della moralità pubblica. Così facendo infatti non si attua una collaborazione illecita a una legge ingiusta, piuttosto si compie un legittimo e doveroso tentativo di limitarne gli effetti iniqui”. Ecco, se avessi detto no all’accordo con Renzi oggi il risultato sarebbe la Cirinnà approvata nella versione con le adozioni e con le unioni equiparate al matrimonio».
 
Ne è sicuro? 
«Certo, grazie al voto dei grillini che dovevano riscattarsi davanti al proprio elettorato dal precedente stop e adesso erano pronti a votare qualsiasi cosa».

Il ministro Maria Elena Boschi dice che il governo farà ora una legge complessiva sulle adozioni. E voi?
«Noi abbiamo già dato su questi argomenti e per questa legislatura per noi “rien ne va plus”. Il patto tra di noi è chiaro e lo stralcio delle adozioni non è solo su questo provvedimento ma in generale. Mai avremmo votato la legge se ci fosse stato detto che lo stralcio della stepchild era provvisorio, in attesa di una nuova legge. Su questo la nostra intransigenza è assoluta».

Bastano le norme attuali? 
«Se si tratta di favorire le adozioni dei bambini senza mamma e papà perché abbiano un papà e una mamma, va bene. Se però questo diventa un trucco o espediente per fare altro, non ci stiamo. Abbiamo votato il maxi-emendamento perché era quello della maggioranza e riscriveva il testo in parti significative, e la legge che abbiamo votato non ha più il cognome della Cirinnà, non può più chiamarsi “Legge Cirinnà”»

Come giudica l’apporto dei verdiniani di Ala?
«Potrei fare l’elenco di tutti quelli che con ritardo sono arrivati alle mie conclusioni dell’autunno 2013, quando per primo capii che non poteva più esserci futuro per una Forza Italia al carro della Lega. E non vedo alcuna prospettiva neppure per un partito della nazione. Ciononostante, la minoranza Pd continua a volere tutto ciò che nuoce a Renzi, l’allargamento della maggioranza lo vede come fumo negli occhi perché sottrae a loro il potere d’interdizione e di condizionamento verso Renzi».

A proposito di Lega, c’è stata bagarre a Roma e domani si prevedono contestazioni a Bologna all’inaugurazione dell’anno accademico.
«Le nostre forze dell’ordine lavorano tutti i giorni per garantire che ciascuno possa esercitare il diritto di manifestare il proprio pensiero. Anche per i gazebo della Lega a Roma avevo fatto predisporre servizi e continueremo a lavorare in questo senso. Quanto a Bologna, è inaccettabile quanto si è verificato con le contestazioni al professor Angelo Panebianco, cui va tutto il nostro sostegno. I servizi per la sua sicurezza sono già operativi».

Immigrazione: se via via chiudono tutte le frontiere attorno alla Grecia, non rischia di riaprirsi la rotta adriatica verso l’Italia? 
«Siamo al lavoro su tutti gli scenari. Anzitutto, la Grecia non va lasciata sola. L’illusione di scaricare il problema su Atene porterebbe il sistema al collasso e sarebbe un guaio per tutti. Il rischio che si apra la rotta verso la Puglia passando per l’Albania c’è, va messo nel conto. Ma sarebbe un problema per tutta l’Europa, perciò dobbiamo lavorare insieme a tutti i nostri partner. Sappiamo cos’è stata in passato l’emergenza Albania e stiamo predisponendo un piano».

Ma l’Europa è lenta sul piano immigrazione?
«Questo è il vero problema. L’Europa finora è stata incapace di onorare gli impegni presi. Per la fine di marzo noi speriamo di avere concluso gli hotspot. Invece nonostante la vittoria di principio sull’equa distribuzione, sul ricollocamento dei profughi tra i 28 e sul rimpatrio degli irregolari le cose vanno molto molto male».

Gli scenari di guerra in Libia e il nostro possibile coinvolgimento nei raid aumentano il rischio di ritorsioni terroristiche in Italia?
«Due vulcani sono ancora accesi: il conflitto siriano e l’instabilità della Libia. Bisogna che ci sia un governo unitario in Libia. Nei primi due mesi di quest’anno, il 96 per cento degli sbarchi in Italia sono avvenuti a partire da lì, dalla Libia».

Aumenta il rischio di infiltrazioni terroristiche tra i profughi? 
«Mai escluso che ciò potesse avvenire, sebbene l’evidenza storica ci dice che a compiere gli attentati in Europa sono stati cittadini dei paesi in cui sono stati commessi. Noi abbiamo reso sempre più efficiente il controllo allo sbarco e siamo ormai quasi al 100 per cento delle identificazioni, potendo così separare i profughi veri dagli irregolari».

Caso Regeni. L’Egitto sta collaborando coi nostri investigatori?
«Abbiamo segni di una collaborazione, ma questa deve portare alla verità. La collaborazione in quanto tale non è sufficiente, continuiamo a pensare che il governo egiziano abbia tutto l’interesse a darci la verità».

In Italia diminuiscono i reati perché siamo più sicuri o perché i cittadini non li denunciano più?
«Il tema delle denunce o c’è sempre o non c’è mai. Il 2015 è stato l’anno col minor numero di reati nel decennio. Non siamo diventati il Paradiso terrestre ma abbiamo lavorato bene, dobbiamo fare ancora di più e questa è la ragione per cui voglio al più presto in Consiglio dei ministri il disegno di legge sulla sicurezza urbana, se possibile anche trasformandolo in decreto. E voglio un impiego più robusto dei militari: più militari nelle nostre città». 

Quanti?
«Stiamo lavorando a un’ipotesi che vorrei operativa al più presto. Oggi, compresi quelli per il Giubileo, sono circa 6300. Ne voglio di più, voglio un impiego massiccio di militari nelle nostre città a presidio degli obiettivi sensibili, ne ho parlato coi sindaci che condividono il mio approccio. Sarebbe il segno di uno Stato forte e capace di creare deterrenza, cioè di mettere paura ai criminali».
 
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