Stirpe, presidente Unindustria: «Roma deve ripartire da trasporti e rifiuti»

Stirpe, presidente Unindustria: «Roma deve ripartire da trasporti e rifiuti»
di Fabio Rossi
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Mercoledì 25 Novembre 2015, 08:22 - Ultimo aggiornamento: 11 Dicembre, 18:01
Per il rilancio di Roma, «bisogna recuperare la dimensione della semplicità, delle cose minime da sistemare», partendo dalle maggiori emergenze: «la manutenzione cittadina, dai mezzi pubblici alle facciate dei palazzi, la manutenzione stradale e i rifiuti, una spada di Damocle che pende sulla nostra testa». Maurizio Stirpe, presidente di Unindustria, in un’intervista rilasciata durante la sua visita al Messaggero, detta l’agenda degli industriali per il futuro prossimo della Capitale, tra il Giubileo e la candidatura ai Giochi olimpici del 2024, in vista dell’incontro fissato per domani con il commissario straordinario del Campidoglio, Francesco Paolo Tronca.

Presidente Stirpe, cosa chiederete al commissario Tronca?

«Innanzitutto mantenere una posizione ferma su quello che possiamo salvare degli ultimi anni di amministrazione».



Cioè?

«La riforma del salario accessorio, che deve essere mantenuta in coerenza con quanto è stato fatto recentemente, con un accordo prima raggiunto con i sindacati e poi sconfessato da un referendum. Un tema che si intreccia con quello dell’assenteismo, altro grave problema della pubblica amministrazione su cui la gestione commissariale può fare più della politica».



Salva solo questo di Marino?

«Chiederemo a Tronca di mantenere la posizione dell’ex sindaco anche sull’Ama. Ossia affidare tutto il servizio alla municipalizzata ma valutare, contemporaneamente, se sia più utile affidare alcuni settori ai privati».



Insomma, personale e municipalizzate sono i problemi principali dell’amministrazione?

«Non dimentichiamoci che a Roma, tra Campidoglio e municipalizzate, ci sono 60 mila lavoratori pubblici. Probabilmente dovrebbero essere un po’ di meno, altrimenti bisogna pensare a utilizzarli per quei servizi e quelle attività che attualmente non si riescono a fare».



Le partecipate vanno ridotte?

«Non sono contrario per principio alle aziende municipalizzate. Se funzionano bene, non c’è problema. Ma se la municipalizzata crea perdite, allora bisogna intervenire con decisione».



Sull’Atac lei cosa farebbe?

«Qui bisognerebbe seguire l’esempio dell’Alitalia: si creano una bad company e una newco. Quest’ultima si vende con tutti gli asset di cui dispone: a partire dal patrimonio immobiliare, che certamente è di grande pregio».



La Città eterna si affaccia al Giubileo in condizioni precarie. Da dove si deve iniziare per tentare la ripartenza?

«I filoni importanti sono due. Il primo è la manutenzione cittadina: dai mezzi pubblici alle strade, fino alle facciate degli edifici. Parlare ancora di motociclisti che muoiono perché finiscono in una buca è assurdo, così come vedere fondi stradali come quello di piazza Venezia. Quindi c’è il problema rifiuti, che non è ancora scoppiato nella sua drammaticità ma è una spada di Damocle che pende sulle nostre teste».



Le ultime vicende che hanno riguardato l’amministrazione non scatenano l’ottimismo.

«Ciò che è emerso durante l’amministrazione Marino è la punta dell’iceberg di una situazione che non nasce con l’ultimo sindaco, ma che si è stratificata nel tempo. Adesso dobbiamo capire cosa fare davvero affinché non accada più, a partire dalla selezione della nuova classe dirigente cittadina. Stiamo dando di Roma un’immagine da carta sporca, peggio di quando Napoli veniva cantata da Pino Daniele».



In queste condizioni l’Anno Santo è un rischio o un’occasione di riscatto?

«Il Giubileo è una manifestazione di carattere religioso. Non mi aspetto molto sul piano economico, ma deve essere una vetrina importante per la città, che deve offrire sicurezza e servizi all’altezza della situazione».



Tra salario accessorio e vertenze varie, dai vigili urbani alle aziende, il clima in città non è dei migliori.

«Ci dobbiamo rendere conto, tutti, che questo è il momento di una tregua e che al commissario va data serenità, anche perché non può essere lui a risolvere i problemi che devono essere affrontati dalla politica. Altrimenti entriamo nell’irresponsabilità, e a questo punto sarei anche d’accordo a precettare».



Poi sarà la volta della candidatura olimpica. Roma è in grado di competere degnamente?

«Roma ha le energie e le risorse per affrontare la candidatura in modo adeguato, a condizione che la politica svolga il suo ruolo appieno. In questi anni a Roma non c’è stata politica».



Quali sono le priorità di sviluppo della Capitale, per l’appuntamento olimpico?

«In primis il miglioramento delle infrastrutture del quadrante sud-ovest, da Tor Vergata a Fiumicino. Bisogna potenziare soprattutto la stazione Termini, l’aeroporto Leonardo da Vinci, il grande raccordo anulare».
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