Trump, i primi 100 giorni: commercio e migranti, la stretta parte subito

Trump, i primi 100 giorni: commercio e migranti, la stretta parte subito
di Anna Guaita
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Sabato 21 Gennaio 2017, 00:16 - Ultimo aggiornamento: 00:17
Donald Trump, 45esimo presidente degli Stati Uniti, ha fatto promesse altisonanti durante la sua campagna, e ha giurato che i suoi primi 100 giorni sarebbero stati «fantastici». Ma già si annusano le prime difficoltà. Come disse una volta il governatore di New York, Mario Cuomo, tutti i politici passano dalla «poesia» delle campagne elettorali alla «prosa» del governo. E ora tocca a Trump, che ha il vantaggio di avere tutte e due le Camere a maggioranza repubblicana e quindi teoricamente alleate, ma ha lo svantaggio di entrare alla Casa Bianca con un tasso di popolarità tanto basso, da togliergli forza nel negoziato. 

GLI IMPEGNI
Trump ha promesso alla sua base pronto intervento sul taglio delle tasse, sul commercio estero, sull’immigrazione, sull’assistenza sanitaria, sulla sicurezza nazionale e sulla creazione di posti di lavoro. Ma sono poche le azioni che potrà compiere immediatamente, con decreti presidenziali. Può intervenire subito sul fronte dell’immigrazione, cancellando provvedimenti obamiani. Ad esempio: Obama aveva dato ordine di dare la precedenza nelle estradizioni ai clandestini con serie violazioni criminali, lasciando da parte – almeno temporaneamente - quelli che hanno solo infrazioni civili.

I PRIMI PASSI
Trump può abolire questa distinzione, il che vuol dire che 3 milioni di clandestini sarebbero immediatamente estradabili. Può anche fare i primi passi sulla costruzione del muro al confine con il Messico, semplicemente facendo allungare i mille chilometri di barriera già esistente in vari punti del confine: il finanziamento per quei mille chilometri può essere infatti aumentato senza bisogno di alcuna nuova legge. 

RICHIESTA AL CONGRESSO
Immediati saranno alcuni passi sul commercio: Trump ha già annunciato che strapperà il progetto obamiano della Trans Pacific Partnership, l’accordo di libero commercio con i Paesi dell’est asiatico. Sul fronte del Nafta (Nort America Free Trade Agreement) con Messico e Canada però può fare delle proposte, ma senza l’accordo dei due interessati non può firmare nulla che lo sostituisca. Più facile sarà presentare una richiesta al Congresso per l’aumento dei finanziamenti alla Difesa, promessa fatta ai militari e sostenuta dal partito repubblicano come indispensabile per rafforzare la sicurezza nazionale. Trump potrebbe ottenere un veloce successo anche sulla richiesta di un piano per la ricostruzione delle infrastrutture, che avrebbe una ricaduta sul mercato del lavoro. 
Quanto a cancellare l’Obamacare e al taglio delle tasse, le due promesse appaiono strettamente collegate, perché i repubblicani non appoggeranno Trump sulla riforma fiscale, se prima non sarà trovato un accordo sull’assistenza sanitaria. Ma se abolire l’Obamacare può essere ottenuto con una veloce legge, proteggere gli oltre 20 milioni di americani che hanno oggi assistenza grazie a quella legge, è più difficile. Mettersi a fare tagli fiscali, senza prima aver risolto quella ferita aperta appare improbabile, se non impossibile. Non certo in breve tempo. 
 
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