Roma, l’accusa dei prefetti: c’è stata continuità
nella gestione dell’emergenza abitativa

Roma, l’accusa dei prefetti: c’è stata continuità nella gestione dell’emergenza abitativa
di Lorenzo De Cicco e Sara Menafra
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Martedì 28 Luglio 2015, 01:26 - Ultimo aggiornamento: 4 Agosto, 11:06

L’emergenza abitativa a Roma è segnata da una «continuità» nell’impostazione tra la giunta Alemanno e quella Marino. L’atto di accusa, pesantissimo, di cui forse era a conoscenza l’ex assessore al Bilancio Silvia Scozzese quando tre giorni fa ha rassegnato le proprie dimissioni, è uno dei passaggi della relazione stilata dalla Commissione d’accesso prefettizia che un mese fa ha inviato le proprie conclusioni a Franco Gabrielli che a sua volta, con conclusioni in parte differenti, le ha fatte avere al ministro degli Interni Angelino Alfano per la decisione definitiva sulla sorte del Comune di Roma (che sembra essere ulteriormente slittata). «L’azione della giunta Marino avrebbe dovuto rappresentare un cambiamento di rotta sostanziale rispetto al modello precedente, ma dall’esame della documentazione risulta che nel 2014 ciò non sia effettivamente avvenuto», scrivono i prefetti quando parlano della gestione dell’emergenza abitativa. E ieri è emerso un altro elemento chiave, che la relazione non poteva prevedere: l’assestamento di bilancio del 2015, già votato dalla giunta e presentato ieri in commissione, stanzia altri 6,6 milioni di euro di affidamenti diretti per l’emergenza casa.

LA PROROGA

Tra i beneficiari dell’ennesima proroga ci sarebbero anche le coop del sistema Mafia capitale, oggi gestite in amministrazione giudiziaria: a partire dalla Eriches 29, uno dei pilastri del consorzio 29 giugno di Salvatore Buzzi, che anche dopo gli arresti, da dicembre a oggi, ha incassato dal Comune circa mezzo milione.

A gestire l’emergenza abitativa, di proroga in proroga, c’è pure la Dominus Caritatis, la “coop bianca” che, pur non facendo parte del sodalizio mafioso, è citata spesso nell’inchiesta sul Mondo di Mezzo per avere stretto una sorta di «patto» con le società del clan Carminati.

IL CAPITOLO

La Commissione prefettizia ha passato al setaccio tutti gli atti della giunta Marino che riguardano le politiche abitative, per «verificare se le linee dell’azione politica e amministrativa siano state condizionate dal sodalizio». È emerso che la nuova amministrazione «avrebbe deciso di superare il modello incentrato sui residence (in gergo tecnico si chiamano Caat, ovvero Centri di assistenza abitativa temporanea)» ma solo «in teoria». A settembre 2013, infatti, il Campidoglio aveva deciso di dismettere gli alloggi presi in affitto dai privati a prezzi fuori mercato dando in cambio agli “assistiti” un Buono casa. Invece, grazie all’intervento dell’allora assessore alla Casa Daniele Ozzimo, poi finito agli arresti, alla fine si decise di sospendere il progetto, virando sulla «non interruzione» dei contratti con i Caat.

A maggio 2014 l’ulteriore decisione nel segno della continuità, nota la Commissione d’accesso. La giunta approva un piano per il biennio 2014/2015. In teoria consisterebbe nel via libera ai cosiddetti “Saat”: «Una riedizione dei Caat - chiosano i prefetti - che alla mera formula dell’alloggio sostituisce un servizio più complesso». Ma in attesa che il sistema parta con una gara, il Dipartimento avvia una procedura negoziata per il «servizio accoglienza da 23,09 euro al giorno». Niente bando, vengono chiamate 15 coop senza che siano «esplicati i criteri per la scelta degli operatori invitati». Chi vince? La Eriches 29 con un ribasso dello 0,05%. Da qui inizia una serie di proroghe che anche dopo la deflagrazione dell’inchiesta, non si sono interrotte. Una a fine dicembre 2014, firmata dal nuovo assessore Danese, un’altra a giugno scorso.

Fino all’assestamento di bilancio discusso ieri che rinnoverebbe i contratti fino al 31 dicembre. «Continuano ad avere soldi le coop di Mafia Capitale, anche se sono finite sotto amministrazione giudiziaria - spiega il consigliere radicale Riccardo Magi - Per affidare questi ultimi 6 milioni servirà una delibera, ma non so quanti in Consiglio la voteranno».

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