Voleva dire, come ha spiegato Paolo Bassetti, presidente di Endemol Italia, che «il successo indiscutibile in termini di ascolti» di Che tempo che fa si traduce «in entrate pubblicitarie per la Rai che permettono di produrre anche altri programmi realizzati internamente». Ma il problema e le critiche restano. Michele Anzaldi del Pd, segretario della vigilanza, ha puntato il dito proprio sul sistema degli appalti esterni: «Occorre verificare se quei soldi vengono utilizzati per retribuire ospiti, magari sottraendoli in questo modo ad altre trasmissioni di carattere giornalistico, che non possono retribuire gli intervistati, ci troveremmo di fronte ad un danno doppio per il servizio pubblico».
SISTEMA MISTO
Che tempo che fa è una delle poche eccezioni, nel senso che Endemol, la società che produce il programma di Rai 3, ha un budget annuale dove c'è una voce che riguarda gli ospiti di tutta la stagione. Diversa la situazione in altre trasmissioni. L'ufficio risorse artistiche ha una sorta di parametro per ogni personaggio. I programmi di Rai 1, come Ballando con le stelle (anni fa fu oggetto di una forte polemica per aver ingaggiato il calciatore Vieri a 300 mila euro per dieci puntate), Tale e quale e Ti lascio una canzone, hanno a disposizione circa 70/80 mila euro a puntata. Fa eccezione Sanremo, che per le grandi star può arrivare a un massimo di 400 mila euro.
Di media i cachet Rai sono di un 30 per cento inferiori rispetto a quelli Mediaset. Ci sono poi i programmi acquistati chiavi in mano come i recenti show di Rai1 del Volo, di Baglioni-Morandi, come a suo tempo Fiorello, realizzati all'esterno, chiavi in mano e il produttore, per esempio Ballandi, pensa anche agli ospiti. Certo, il tema oggi, è diventato più sensibile, a parte il caso Varoufakis, per la scelta di inserire il canone in bolletta elettrica come sostiene il consigliere di amministrazione Paolo Messa.
E Bassetti replica: «Varoufakis è una personalità che fa conferenze internazionali come attività professionale e ha ricevuto un compenso in linea con le quotazioni di mercato». Infine Brunetta che critica la direttiva Rai: «L'ex ministro greco avrebbe comunque potuto percepire il compenso di 24 mila euro perché non si è presentato alle elezioni greche del 20 settembre».
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