Pensioni, retroattivo da maggio il prestito per l’uscita anticipata

Pensioni, retroattivo da maggio il prestito per l’uscita anticipata
di Andrea Bassi
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Sabato 22 Luglio 2017, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 23 Luglio, 13:41
L’Ape volontaria, il meccanismo che permetterà di anticipare l’uscita dal lavoro a 63 anni attraverso un prestito erogato dalle banche, sarà operativa solo dal prossimo mese di settembre. Ma le nuove regole potrebbero scattare retroattivamente, a partire da maggio di quest’anno, il termine iniziale entro cui il regolamento attuativo dello strumento ideato dal governo Renzi con i sindacati, avrebbe dovuto essere in vigore. Chi presenterà la domanda dopo settembre, insomma, potrebbe chiedere in banca un prestito che parta da maggio facendosi pagare anche le mensilità arretrate. La richiesta è arrivata ieri dal Consiglio di Stato, che ha dato parere favorevole allo schema di decreto attuativo dell’Ape volontaria. Il funzionamento del sistema è ormai noto. L’Ape permette di uscire dal lavoro con un anticipo fino a 3 anni e 7 mesi grazie ad un prestito fatto dalle banche ad un tasso calmierato intorno al 2,75%, con la possibilità anche di detrarre fiscalmente il 50% degli interessi pagati.

IL MECCANISMO
Il prestito, che può arrivare fino all’85% della pensione maturata, sarà poi rimborsato in rate mensili a valere sulla futura pensione per un periodo di 20 anni. Il costo dell’operazione, per chi decidesse di anticipare il pensionamento, sarà di poco superiore al 4% dell’assegno pensionistico che sarà incassato al compimento dei 66 anni e 7 mesi di età. Il Consiglio di Stato, nel suo parere, ha chiesto al governo di «prevedere, a domanda dell’interessato, l’efficacia retroattiva della norma, in modo da sterilizzare il ritardo dell’emanazione del regolamento e far beneficiare degli effetti della misura fin dalla data del primo maggio 2017». Questo, secondo i magistrati amministrativi, «potrebbe avvenire in favore di quei soggetti che versino in situazioni particolarmente disagevoli, anche a causa della perdita dell’attività lavorativa», e che tuttavia non si trovino nelle condizioni di poter beneficiare dell’Ape sociale.

Quest’ultima consente ad alcune categorie di lavoratori che hanno svolto mansioni “gravose” come i conciatori di pelli, ma anche le maestre d’asilo, di poter anticipare la pensione grazie al contributo dello Stato che si fa carico delle rate del prestito. Il Consiglio di Stato ha anche chiesto più trasparenza nei contratti da stipulare con le banche, in particolare con «clausole chiare e intellegibili» sugli effetti dell’adeguamento all’aspettativa di vita e sul diritto di recesso». Giovedì prossimo, intanto, i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Susanna Camusso, Anna Maria Furlan e Carmelo Barbagallo, si incontreranno con il ministro del lavoro Giuliano Poletti per discutere della fase 2 della riforma delle pensioni.

I PROSSIMI PASSI
I sindacati continuano a chiedere che il governo congeli l’aumento a 67 anni dell’età di pensionamento che dovrebbe scattare dal 2019. Inoltre, sul tavolo, hanno messo una serie di misure di anticipo a favore delle donne, a cominciare dalla riduzione dell’età contributiva di pensionamento di un anno per ogni figlio. In realtà il governo sarebbe disponibile ad alcune aperture, ma senza stravolgere il sistema. L’intenzione sarebbe quella di rafforzare proprio lo strumento dell’Ape sociale, che fino ad adesso ha avuto un buon riscontro. Per le donne allo studio, c’è l’ipotesi di permettere il pensionamento anticipato attraverso l’Ape a 63 anni, ma con 27 di contributi invece dei 30 oggi necessari. L’altro capitolo riguarda un allargamento dei lavori considerati “gravosi”. Un elenco al quale potrebbero essere aggiunti i lavoratori dell’agricoltura, i marittimi e persino la polizia locale. Per quanto riguarda il congelamento dell’aumento a 67 anni dell’età di pensionamento, il governo è contrario ad uno stop per tutti, ma vorrebbe usare un criterio «selettivo», differenziando l’età di uscita in base ai lavori, nel presupposto che la speranza di vita legata ad alcune professioni è inferiore a quella di altre. Il problema è che non esiste letteratura scientifica e, dunque, andranno valutati con attenzione i criteri.

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