​Jeremy Irons: «Vi seduco con un videogioco»

Jeremy Irons: «Vi seduco con un videogioco»
di Gloria Satta
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Mercoledì 13 Luglio 2016, 00:22 - Ultimo aggiornamento: 15 Luglio, 04:01
ISCHIA A trovarselo davanti alto e ascetico, pantaloni alla pescatora, sandaloni di cuoio e panama in testa, Jeremy Irons è l’incarnazione perfetta dell’eleganza inglese, incurante del tempo e delle mode. E quando hai la fortuna di parlargli, ritrovi il gentiluomo del cinema che continua a dividersi tra film d’autore e blockbuster, «perché mi piace fare contento il grande pubblico».

Ospite d’onore dell’Ischia Global Fest, Jeremy, 67 anni e un Oscar, ha ricevuto tra le ovazioni il Legend Award intitolato a Luchino Visconti. «Ammiro da sempre il cinema del regista del Gattopardo», spiega il grande attore, «e anche se non ho avuto la fortuna di lavorare con lui, mi ritrovo ad avere un suo fermacravatte: mi porta fortuna».
Irons è in vacanza e per essere a Ischia in compagnia della moglie, l’attrice Sinéad Cusack, ha abbandonato il castello medievale che possiede su un’isola irlandese, davanti a Cork. «Invecchiando, apprezzo sempre di più il tempo che passo senza lavorare», racconta, aspirando un sigaro sottile, «ma a settembre tornerò sul set a Londra per prendere parte a due superproduzioni americane: Justice League accanto a Ben Affleck, e Assassin’s Creed, ispirato a un videogioco e interpretato anche da Fassbender e Cotillard. Poi girerò un film nel Kentucky... I blockbuster sui supereroi a volte sono buoni a volte tremendi, ma in ogni caso attirano il grande pubblico».

CONSIGLIO
Arrivato alla sua età e forte di una prestigiosa carriera, sarà sicuramente preso d’assalto dai giovani attori: qual è il primo consiglio che si sente di dispensare a chi comincia? «Trovatevi un altro lavoro», risponde Jeremy senza esitare. «La recitazione è un mestiere durissimo che lascia segni profondi nella psiche. Non c’è abbastanza lavoro per tutti e poi, dopo tanti sforzi, la ricompensa è minima. Io ho avuto una grande fortuna, ma i tempi sono cambiati e oggi sconsiglio a chiunque di fare l’attore».

Ma lui perché decise di farlo? «Non ero uno studente modello e, appena finiti gli studi, diventai assistente sociale. Ma avevo uno spirito nomade, preferisco mantenermi suonando la chitarra per la strada e sognavo di lavorare in un circo. Nello stesso tempo, però, volevo una casa e una famiglia: essendo anche uno spirito pratico, capii che dovevo cercare altro. Ho sempre avuto chiari i miei scopi». E, malgrado lavori spesso a Hollywood, non si è mai trasferito in America: «Ho visto troppi colleghi inglesi cambiare continente e perdere le loro radici. Io non sarei disposto a snaturarmi».

BREXIT
A proposito di Gran Bretagna, Irons dice la sua spassionatamente su Brexit e il futuro del suo Paese. «Il risultato del referendum è stato uno choc per tutti. Molti miei amici portano ancora il lutto per l’uscita dall’Unione Europea», ragiona l’attore, «ma io, che pure ero per rimanere, sono ottimista e profondamente convinto che da questa scossa qualcosa di buono arriverà. Il voto ha espresso la volontà popolare e dimostrato che le regole della democrazia forse vanno riviste: si è allargato sempre più il divario tra i governanti e la gente comune, e non è giusto che poche persone a Bruxelles decidano della vita di ognuno di noi. Bisognerebbe rinforzare i poteri locali e ridurre il dislivello tra chi ha tanto e chi niente, altrimenti si rischiano svolte totalitarie».

Jeremy acccetta con eleganza anche una domanda frivola: gli piace o lo disturba venire considerato un sex symbol? «Mah...forse lo ero qualche anno fa», sorride l’attore, «essere ammirati è sempre bello, anche perché metà del pubblico è composto da donne. Ma credetemi, non ci perdo il sonno».
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