Binari del Nord, doppia inchiesta. E per Mazzoncini grana pendolari

Binari del Nord, doppia inchiesta. E per Mazzoncini grana pendolari
di Claudia Guasco
3 Minuti di Lettura
Venerdì 2 Marzo 2018, 00:04 - Ultimo aggiornamento: 3 Marzo, 10:46

MILANO - Tre binari che si rompono, due procure che indagano e gli agenti della Polfer al lavoro. Tutto in poco più di un mese. Dopo il tragico deragliamento del treno dei pendolari a Pioltello, il 25 gennaio, altri due incidenti del tutto simili si sono verificati sulle linee lombarde gestite da Rete ferroviaria italiana. In un caso solo la fortuna e la prontezza del macchinista - che ha sentito un botto e ha fermato il treno - ha evitato un altro disastro, nell’altro è scattato il dispositivo di sicurezza che ha evitato il peggio. Comunque il problema è sempre lo stesso: un pezzo di rotaia spezzata.

LA SCATOLA NERA
Le prime analisi effettuate sulle guide e sui vagoni del treno dei pendolari finito contro un traliccio dell’elettricità a Pioltello paiono confermare ciò che fin dall’inizio è apparsa come la vera criticità: le condizioni dei binari e la manutenzione gestita da Rfi. Nello schianto del convoglio, dopo una corsa di oltre due chilometri con la carrozza numero tre che faceva scintille strisciando sulla massicciata, sono morte tre persone e una cinquantina sono rimaste ferite. La lettura della scatola nera, i verbali dei testimoni e gli approfondimenti degli esperti portano dritti al «punto zero», quella porzione di rotaia con un giunto in cattivo stato, con una traversina di legno infilata sotto come intervento di rattoppo che non è contemplato in alcun manuale ufficiale di Rfi e un pezzo di ferro di 23 centimetri che si stacca per finire venti metri più in là. Nell’inchiesta dei pm Maura Ripamonti e Leonardo Lesti, coordinata dal procuratore aggiunto Tiziana Siciliano, gli indagati per disastro ferroviario colposo e omicidio plurimo colposo sono otto: sei di Rfi, che ha la responsabilità sulla tratta, e due di Trenord, che si occupa dei treni.

La scatola nera ha confermato che il Cremona-Milano delle sette del mattino viaggiava a 140 chilometri all’ora, velocità regolare in quel tratto, mentre le testimonianze dei pendolari a bordo collimano con i rilievi tecnici e vanno nella direzione del cedimento del binario: «Ho sentito uno schianto, sembrava ci fosse un sasso sotto le ruote, poi il treno ha cominciato sbandare», raccontano. Sempre la scatola nera conferma che dopo il deragliamento il treno ha frenato, resta da verificare con quale grado di efficienza. E proprio la rapidità con cui lo scorso 17 febbraio è stato bloccato regionale Trenord, sulla linea Voghera-Piacenza, ha evitato che si ripetesse la tragedia di Pioltello.

SALDATURA SALTATA
E’ accaduto attorno alle sette e mezza di sera, nei pressi della stazione di Casteggio: una rotaia si rompe e sotto al binario, aperto e fuori asse, sputano due traversine sbriciolate. Il convoglio è composto da una motrice e tre carrozze, a quell’ora affollate, il macchinista sente un botto e il treno che ondeggia, quindi tira il freno e si ferma accanto alla banchina. Basta un’ispezione con la torcia per verificare la rottura, far scendere i passeggeri e bloccare la circolazione. Ora sul caso la procura di Pavia ha aperto un fascicolo e indaga la Polfer, che sta svolgendo approfondimenti anche sulla terza rottura avvenuta martedì nel varesotto, a Venegono: un centinaio di pendolari erano pronti a salire sul locale diretto a Milano, ma a causa della saldatura di un binario saltata sono rimasti a terra e tutti i treni fermi per quattro ore.

Questa volta però è entrato in funzione il dispositivo di sicurezza che ha interrotto la corrente sull’intera la linea. Purtroppo a Pioltello non è accaduto lo stesso.

© RIPRODUZIONE RISERVATA