DIVERSIFICAZIONE
L'ampliamento del perimetro e l'ambizione dello sbarco in Borsa sono probabilmente alla base di scelte che hanno reso ancora più duro il calvario dei pendolari. E ciò, nonostante gli utili e i ricavi record realizzati negli ultimi anni. Eppure nel 2016 la rinegoziazione con Regioni e Stato dei contratti di servizio, quelli appunto destinati a stabilire i prezzi dei treni dei pendolari, avevano portato in cassa alle Fs 59 milioni in più rispetto all'anno precedente. A fronte di un servizio che, secondo le associazioni dei consumatori, non è affatto migliorato. Anzi. Negli ultimi anni, spiega Enrico Pallavicini, coordinatore Pendolari Italiani Assoutenti, sono state cancellate il 65% delle tratte interregionali, mentre i ritardi medi negli orari più caldi e sensibili per i pendolari oscillano tra 15 e i 18 minuti, concentrandosi ovviamente nei momenti di punta. Semplificando, si può dire che i ritardi coinvolgono l'80% dell'utenza complessiva, cioè proprio chi viaggia per lavoro o per studio.
Non solo. In molti nuovi contratti di servizio, quelli che varranno per i prossimi 10 anni - aggiunge Assoutenti - non è previsto l'acquisto di nuovi treni. Per l'associazione l'Alta Velocità ha poi cannibalizzato molti treni regionali, aumentando il gap tariffario in maniera non certo sostenibile per molti viaggiatori. «La gestione Mazzoncini - dice Pallavicini - è il contrario di quella che dovrebbe essere. A Londra, dove Fs gestisce una linea fra Fenchurch Street e Shoeburyness, tutto è servizio e puntualità, qui in Italia per i pendolari c'è solo il peggio». Nel mirino non ci sono solo i treni obsoleti e il materiale rotabile d'epoca, ma anche la gestione della sicurezza. È come se chi produce auto fosse anche autorizzato a stilare la classifica di Quattroruote o chi si occupa di caldaie apponesse il bollino blu di qualità. Ebbene Rfi, la società al 100% delle Fs che si occupa delle infrastrutture ferroviarie e della loro manutenzione, certifica se stessa. Mette cioè il timbro di buona esecuzione sia ai lavori che esegue direttamente sia a quelli affidati all'esterno. «Se la suona e se la canta», spiegano in coro i sindacati che vorrebbero invece un ente terzo, autonomo e super partes, a fare da super verificatore.
L'ESEMPIO DELL'ENAC
Del resto, al di là delle richieste sindacali, è l'Agenzia nazionale per la sicurezza delle Ferrovie, dopo il gravissimo incidente di Pioltello che ha causato 3 morti e 46 feriti, a chiedere un immediato «riesame dei processi di manutenzione». Secondo l'agenzia, sarebbe necessario «maggior collegamento e controllo tra il livello centrale della direzione produzione (quella che si occupa di manutenzione) e le strutture locali». Carenze di controllo in questo campo «da recuperare e da far certificare da un ente indipendente». Un invito perentorio rimasto per ora solo sulla carta. Basterebbe seguire l'esempio dell'Enac che vigila sugli aerei o del Rina che certifica le navi.
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