Giuseppe Roma: «Lombardia e Veneto, pompe idrovore sono cresciute con i fondi dello Stato»

Giuseppe Roma: «Lombardia e Veneto, pompe idrovore sono cresciute con i fondi dello Stato»
di Marco Ventura
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Martedì 17 Ottobre 2017, 00:22 - Ultimo aggiornamento: 18 Ottobre, 14:07
«Milano e il Nord? Idrovore di soldi dello Stato». Giuseppe Roma, presidente della Rete urbana delle rappresentanze (Rur), già direttore generale del Censis, è scettico su referendum lombardo-veneto e rivendicazioni fiscali del Nordest. «Il conto del dare e dell’avere non si può fare solo sulla base di rendiconti da ragioniere. Oltre a costi e ricavi, ci sono costi e benefici. Queste Regioni calcolano l’apporto dei tributi che versano e quanto poi ne ricevono dallo Stato, ma sono calcoli difficili. Le pensioni d’anzianità sono distribuite per la maggior parte al centro-nord, anzi al nord, perché c’è lavoro dipendente e possibilità di andare precocemente in pensione. Poi c’è stata un’Expo finanziata con risorse dello Stato. Unirsi vuol dire espandersi. Vale per l’Europa con il suo mercato allargato, ma anche per una nazione». 

Il quesito referendario punta alla secessione?
«No. Infatti non si capisce a cosa serva. Si vuole “richiedere allo Stato l’attribuzione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, con le relative risorse”. Insomma, né carne né pesce».

E rispetto al referendum della Catalogna che tanti problemi ha creato alla Spagna ma soprattutto agli stessi Catalani? Analogie? Differenze?
«La storia conta. Là c’è stata una guerra civile: Barcellona repubblicana contro Madrid franchista e monarchica. Veneto e Lombardia non hanno la stessa storia. Una storia autonoma ce l’ha forse lo Stato pontificio, o il Piemonte-Sardegna. Non c’è una radice storica che possa giustificare una identità regionalistica italiana come in certe regioni spagnole. Forse solo la Sardegna in Italia».

La Repubblica di Venezia no?
«Era la più cosmopolita delle Repubbliche, fortemente inclusiva. Lanciava le sue navi al di là delle frontiere. Dubrovnik è un pezzo di Venezia. Ma le province lombarde furono create da Napoleone in base al percorso che un messaggero a cavallo poteva fare in una giornata».

Torniamo alla ragioneria?
«Ci sono vantaggi non computabili. Come avere un mercato nazionale oltre che internazionale. Il mercato del lavoro che viene dal Mezzogiorno fa sì che l’IVA prodotta sia il frutto dei movimenti interni al Paese. E in Lombardia sono presenti strutture statali rilevanti».

Magari anche un’alta evasione fiscale? 
«Ci sono due forme di sommerso: una povera, di chi non sta sul mercato e alla fine va al nero e deve chiudere se paga tutto. E c’è la grande evasione frutto di una capacità erosiva molto forte. Sappiamo che ci sono regioni dove una pur virtuosa piccola o media impresa si aiuta anche con questi sistemi. Poi c’è il settore finanziario: certe banche del Veneto sono state salvate con i soldi di tutti noi. C’è livore ingiustificato verso Roma e il Sud. Per anni s’è parlato di questione settentrionale, ma guardando l’indice di popolazione a rischio povertà, la percentuale è doppia al Mezzogiorno che al Nord. Se c’è una questione è meridionale».

Merito dei settentrionali laboriosi?
«Certo. Ma anche perché al Nord sono sempre state date risorse sufficienti per autostrade, metropolitane, ferrovie. L’alta velocità è da Torino a Roma e Salerno, non a sud. Quanto è costata? Diciamolo con franchezza: Milano è una specie di idrovora. Non solo ha avuto grandi investimenti per l’Expo ma anche infrastrutturali. La metro di Milano è adeguata a una città civile, ma nasce pure da contributi statali. 

Pensa forse all’aeroporto di Malpensa?
«Malpensa quanti soldi ha assorbito senza alcun effetto? Non c’è un po’ di colpa per la crisi dell’Alitalia nell’aver puntato su Malpensa? Si è fatta la guerra all’aeroporto di Fiumicino, unico vero hub anche geograficamente. Milano soffre la concorrenza di Parigi, Amsterdam, Francoforte. Noi con Fiumicino avremmo coperto tutto il traffico mediterraneo. Insomma, come si direbbe a Roma, non mettiamoci a fare i pizzicaroli. Il tono del Paese non migliora aumentando le Regioni a statuto speciale. Da quale pulpito. Qualche presidente della Lombardia ha avuto i suoi problemi giudiziari. Altro che efficienza e trasparenza». 

Che senso ha allora il referendum che si celebrerà il 22 ottobre in Lombardia e Veneto? 
«Serve a dire: voglio stare con gli altri, con certi privilegi. Ma non è il momento: l’Italia si sta riprendendo, bisogna non dividersi ma mettere insieme le forze. L’economia-locomotiva non esiste più. L’economia è trasversale, include industria, manifattura, turismo, agricoltura, mercato interno. Solo l’insieme va avanti. Chi ha voluto il referendum vorrebbe la moglie ubriaca e la botte piena».
 
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