Camerino abbandonata dopo il terremoto: la rivolta dei professori dell'università

Camerino abbandonata dopo il terremoto: la rivolta dei professori dell'università
di Alessandra Camilletti
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Domenica 28 Gennaio 2018, 01:00 - Ultimo aggiornamento: 29 Gennaio, 01:18

Nella zona rossa sono chiusi gli edifici storici che ospitavano la scuola di Giurisprudenza, la facoltà di Informatica, il Rettorato, la direzione amministrativa e il polo di alta formazione. Strutture danneggiate dal sisma che ha colpito al cuore l’Italia, alcune completamente inagibili dopo, in particolare, le due scosse del 26 e del 30 ottobre 2016 e poi quella del 18 gennaio. E nessuna casetta, di poco più di trecento previste, ancora consegnata. La zona rossa di Camerino, città di settemila anime nelle Marche, è la più estesa del cratere. E da qui, da 56 professori che all’Università di Camerino hanno insegnato, parte un appello al Governo a fare presto, a riaprire la città. Ad accelerare la ricostruzione di Camerino e del prestigioso Ateneo, che si sono sempre rispecchiati e riconosciuti l’una nell’altro. Ateneo che nella città ducale conta settecento anni di storia, tra i più antichi d’Italia, e nomi illustri come Norberto Bobbio ed Emilio Betti e che negli ultimi due anni è riuscito anche ad aumentare le iscrizioni. 

I NUMERI
Sono circa 1.200 le matricole su un totale di 8.150 iscritti, con una crescita del 20 per cento forse aiutata dall’azzeramento delle tasse universitarie. Le strutture chiuse dal sisma si sono trasferite. Al Campus già operativo hanno dovuto trovar posto anche Rettorato, uffici, Alta formazione e Giurisprudenza. La facoltà di Informatica è attiva nel Polo informatico. Ma la ricostruzione, la restituzione del centro storico ai suoi cittadini e agli studenti, sottolineano i professori, va accelerata. 

Il quadro più complessivo, dice che sono poco più di 300 le casette per i cittadini richieste alla Regione, una sessantina di queste “aggiunte” a dicembre. E al momento, risultano anche pronte 118 Sae. Il Comune ha pubblicato l’elenco degli assegnatari. Il problema è che non sono completate ancora le opere di urbanizzazione e non è possibile consegnare le chiavi.

L’ISTANZA
L’Appello per una tempestiva ricostruzione di Camerino e della sua università è stato inviato al premier Paolo Gentiloni, che il 6 novembre scorso intervenne all’inaugurazione dell’anno accademico. A promuovere l’Appello, il professor Alessandro Monti, già ordinario di Politica economica alla facoltà di Giurisprudenza dell’Ateneo ed esponente del comitato scientifico della Fondazione Bruno Visentini. «Ho cercato di rintracciare i colleghi, alcuni dei quali, come me, non insegnano più a Camerino ma restano ancora molto legati all’Università. E molto volentieri tutti hanno aderito. Abbiamo inviato la lettera alcuni giorni fa, ancora non abbiamo avuto risposte», spiega Monti. Tra gli aderenti molti nomi noti del mondo accademico e istituzionale. Tra loro Luciano Violante, già presidente della Camera dei deputati, e l’avvocato, già senatore, Guido Calvi, Giovanni Verde, già vice presidente del Csm, i costituzionalisti Antonio Baldassarre e Romano Vaccarella. Il giudice della Corte internazionale di giustizia all’Aia Giorgio Gaja, gli economisti Piervicenzo Bondonio, Giorgio Brosio, Mauro Marconi, Luciano Milone, Mario Sebastiani. Il filosofo del diritto Luigi Ferrajoli, che di Bobbio è stato allievo. 

Tra gli obiettivi prioritari, riaprire il centro storico, con un cronoprogramma chiaro. «È trascorso quasi un anno e mezzo e la situazione si trascina un po’ - sottolinea il professore Alessandro Monti - Quando ci sono terremoti è sempre difficile, ma nella precedente esperienza del ‘97 furono iniziati subito i lavori. Oltre a puntellare gli edifici, sono necessari gli adempimenti per arrivare agli appalti: i cantieri non si vedono. Sostanzialmente, si procede a rilento e si tratta di capire se è possibile accelerare un po’. Capiamo che non si può capovolgere la situazione da un momento all’altro, ma magari dare un po’ più lena. Per fortuna a Camerino non ci sono state vittime. Ma molti si sono trasferiti, la cittadinanza vive una situazione di precarietà, la facoltà di Giurisprudenza soffre. Il Rettorato e le sedi che si trovavano nel centro storico restano chiuse. Una chiusura che allontana la ripresa della vita quotidiana. Il timore di ulteriori scosse fa procedere con molta prudenza nella realizzazione delle opere strutturali». Così l’appello, per sollecitare «soluzioni intermedie» per ridare respiro a Camerino e di far superare una «drammatica situazione di stallo». Passaggio importante, si spiega nella lettera, anche dotare di risorse il commissario straordinario, Paola De Micheli. 

LE ATTIVITÀ
A fine dicembre è stata inaugurata l’area commerciale “Vallicenter”, con otto attività economiche e produttive delocalizzate a seguito del sisma. È stata realizzata dalla Regione con i fondi europei ed è la prima delle tre urbanizzazioni cittadine previste per il settore terziario. Per l’area maggiore, la “San Paolo”, dove si prevedono 69 attività, i lavori di urbanizzazione sono stati aggiudicati nei giorni scorsi, come la direzione dei lavori. Si tratta di un centro commerciale progettato proprio da Unicam. 

Certo, i cittadini non mollano. Camerino partecipa al progetto di crowdfunding lanciato dall’Anci per ricostruire le aree terremotate anche con piccoli progetti, con sottoscrizioni. In questo caso, l’obiettivo è il turismo all’aperto, con la ristrutturazione dell’area camper e l’ampliamento da 8 a 26 piazzole: servono 149 mila euro. Da subito, inoltre, è stata creata un’associazione, “Io non crollo”, con l’obiettivo dichiarato di «contribuire alla ricostruzione fisica, morale e sociale dell’intero territorio camerte».

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