LE STORIE
A far schizzare in alto l’asticella, da metà 2016 in avanti, è stato l’aumento di morti nel Mediterraneo, vittime della tratta di migranti. Ma è tutta l’Italia, a cominciare dal Lazio con 220 casi, ad essere punteggiata da storie non risolte, avvolte nel mistero. Molte risalgono agli anni Ottanta. Liguria, 1982: in provincia di Genova viene trovato il corpo senza vita di un uomo di 30 anni. È parzialmente carbonizzato, di corporatura minuta. Stempiato, indossa jeans e stivaletti, ha al collo «una catenina d’oro a forma di ferro di cavallo», si legge nella scheda. Il suo nome non è mai stato scoperto. A Napoli, nel 2002, vengono rivenuti resti scheletrici e parti di cranio in una discarica. Accanto, un orecchino d’oro, una parrucca nera, un ciondolo «raffigurante il volto di Gesù». Un altro giallo mai risolto. Un anno dopo, in provincia di Caserta, una donna tra i 30 e i 40 anni viene rivenuta legata e imbavagliata.
È morta da più di un mese. Alta un metro e 74, pelle scura, un orecchino al lobo destro, una felpa beige. Non indossa le scarpe. Non è ancora stata identificata. Uno dei casi più clamorosi a Roma: 8 marzo 2011, vengono ritrovati i resti di una ragazza tra i 20 e i 35 anni, di carnagione chiara. Mancano la testa, le gambe e le braccia. Il busto è stato gettato tra i rovi lungo via Ardeatina, all’altezza di Porta Medaglia. “Il macellaio dell’Ardeatina” le ha asportato anche gli organi. Nessuno sa chi sia quella donna e l’assassino non è mai stato trovato. Nel registro si trovano i casi più disparati. Si va dalle morti violente a quelle per overdose, dai suicidi agli investimenti ferroviari. Si legge di un uomo che si è impiccato nei bagni della stazione Termini nel 1994 e di una ventenne dai «piedi curati» annegata nel Po. Giovani e anziani, dei quali si conoscono soltanto caratteri fisici e tratti somatici.
GLI IDENTIKIT
Nell’elenco creato dal ministero dell’Interno sono indicati il luogo e la data di ritrovamento, la nazionalità della vittima, l’età presunta e i segni particolari, dai tatuaggi ai vestiti indossati il giorno del decesso, dalle operazioni chirurgiche subite in passato al colore dei capelli. Il tempo passa, ma il registro non li cancella finché il «cold case» non è risolto, anche a distanza di trent’anni. Anziani, senzatetto, invisibili, migranti, sopratutto. Sconosciuti dei quali, forse, i familiari aspettano ancora il ritorno. Al 30 giugno 2017, i cadaveri non identificati in Italia erano 2.539. Nella maggior parte dei casi si tratta di uomini e stranieri. Nel conto, infatti, sono comprese le vittime dei naufragi nel Mediterraneo, dato che porta la Sicilia in cima alle lista delle regioni con il maggior numero di morti senza nome (1.707, dei quali 1.670 recuperati in mare). Ma se le cause di quella strage sono note, la vera regione dei misteri è il Lazio, con 220 cadaveri privi di identità, molti deceduti per morte violenta. Restano per anni negli obitori e finiscono nel “cimitero degli invisibili” a Prima Porta. A seguire nella classifica più macabra, la Lombardia, con 116 ignoti, la Campania con 77, la Calabria con 62.
IL REGISTRO
Il registro serve anche alla ricerca delle persone scomparse. Solo per avere un’idea della portata del fenomeno basta pensare che le persone sparite nel nulla in Italia dal 1974 sono 47.946, di cui 12.723 maggiorenni e 33.802 minorenni. Le regioni con il più alto tasso di “ricercati” sono ancora una volta la Sicilia (12.188), il Lazio (7.721) e la Lombardia (5.360). Insomma, i misteri da risolvere sono davvero migliaia.
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