I DETTAGLI
La fotografia del vecchio regime offre molte sconcezze, come i vitalizi concessi a parlamentari nazionali e regionali eletti per pochi giorni, oppure come il caso offerto dalla Sardegna dove una consigliera regionale, eletta per la prima volta a 21 anni, dopo vent’anni è stata mandata a casa per vedersi riconoscere a 41 anni un vitalizio di 5.100 euro netti mensili. Lo scandalo più grosso è però quello dei doppi e tripli vitalizi: alcune centinaia di politici che hanno fatto i consiglieri regionali, i deputati nazionali e/o europei arrivano a guadagnare cifre dell’ordine degli 11/12 mila euro mensili netti. Sui vecchi vitalizi qualcosa hanno fatto le Regioni che, ognuna con una propria legge perché ogni parlamento regionale ha una propria autonomia, hanno deciso di tagliargli sia pure in misura diversa le una dalle altre. In linea di massima, si può dire che i vecchi vitalizi regionali sono stati ridotti fra i 300 e 1.000 euro mensili. I tagli varranno per tre anni salvo proroga. Nel Lazio la sforbiciata più forte (+40%) scatta per chi gode del doppio vitalizio. In Trentino Alto Adige la Regione ha clamorosamente chiesto la restituzione di centinaia di migliaia di euro a un centinaio di ex-consiglieri di lingua italiana e tedesca. Sono in corso una miriade di cause giudiziarie.
La Camera dei Deputati e il Senato, invece, per ora hanno deciso di non toccare i vecchi vitalizi dei politici né le doratissime pensioni dei loro superpagati dipendenti. Si tratta di una decisione che ha del clamoroso perché le uscite pensionistiche degli ex deputati e degli ex dipendenti di Montecitorio assorbono circa 400 milioni l’anno. Un’enormità.
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