Heaney e i suoi versi, quando la fatica è sapienza

Heaney e i suoi versi, quando la fatica è sapienza
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Sabato 20 Settembre 2014, 06:10
POESIA
Nato nel 1939, in una famiglia cattolica della contea di Derry, Seamus Heaney aveva passato l'infanzia in una fattoria rivendicando sempre le radici contadine, al punto da protestare per l'inserimento in un'antologia di poeti britannici. Una piccola Irlanda, la sua, origine e confine, isola che scompare continuamente, identità dell'uomo che è centro e orizzonte. La sua poesia si muove in questo spazio arcaico, con il sapore della materia, la capacità di far percepire il peso e la rugosità delle cose. La "realtà" è nella fatica, nella sapienza del lavoro, pelando le patate, mentre il prete recita la preghiera per i morenti. Del premio Nobel, a un anno dalla scomparsa, è tradotto il primo libro Morte di un naturalista. Denso di motivi in seguito ripresi, colpisce per l'energia con cui affiora un mondo in cui il legame con la terra - e con la quotidiana esperienza di chi la abita - sprigiona un senso di complessa autenticità vitale, tanto lontana dalla realtà di oggi da sembrare quasi preistorica. Come le parole, legate all'esperienza di un tempo, “pozzo” o “focolare”, in cui confliggono e si fondono mito e storia, rito e vita quotidiana. Nella poesia d'apertura, Digging, Heaney dice che scaverà con la penna come gli avi con la vanga, attento a ogni dettaglio, dai rumori del vento ai passi degli animali, ai movimenti del mondo che finiscono per trasformarlo quasi in una cosa, autentico rabdomante che interroga la terra con la sensibilità nelle mani e la facoltà di rispondere a vibrazioni sepolte.
OSSERVATORE
Osservatore sensibilissimo di fronte alla molteplicità della natura, nel suo incessante ripetersi di morte e rinascita, dove la bellezza e la meraviglia vengono a coesistere con l'orrore e la paura, simbolo di memoria, ma anche di consumazione della vita, come rileva Marco Sonzogni, ottimo traduttore. “Scavando”, ovvero l'atto centrale di tutta l'opera, di ogni libro, ogni verso. Visione e quotidiano coincidono in Heaney che vede e rappresenta il mito nello svolgersi del lavoro di ogni giorno, nel continuo rigenerarsi. Zolla dopo zolla, fino al nocciolo del senso, alla verità celata, anche nelle occasioni di smarrimento. Come i gattini annegati, o il magnifico raccolto di more poi marcite, piccole catastrofi nella loro crudeltà mentre il poeta incide il suolo cercando tesori e misteri, anche terribili, sepolti e celati. Tutto è ricondotto da Heaney, antiretorico per cultura ed elezione, a una presenza in cui i fatti avvengono: anche gli incontri con le ombre, i dialoghi remoti, gli eventi colmi di miracolo.
Renato Minore
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