Galilei e il viaggio a Roma tra testi inediti e strumenti

Galilei e il viaggio a Roma tra testi inediti e strumenti
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Lunedì 17 Novembre 2014, 06:04
LA MOSTRA
Galileo Galilei, nel 1611, soggiornò a Roma per due o tre mesi. Un viaggio che progettò a lungo: doveva incontrarsi con alcuni membri della corte e della Curia del Papa Paolo V. Per spiegare e convincerli della veridicità delle sue tesi nate dall'osservazione del cielo con il microscopio. Parlava di «tanti oggetti nobilissimi et occulti». Aveva bisogno di essere sostenuto nei suoi ragionamenti, doveva persuadere chi deteneva allora il controllo delle istituzioni culturali, la Chiesa, di quello che stava studiando.
Per questo, per oltre un ventennio, si è scritto con il matematico gesuita padre Cristoforo Clavio, che lavorava a Roma, e teneva contatti con gli altri matematici del Collegio Romano della Compagnia di Gesù. Uno scambio epistolare, straordinariamente dotto e lungimirante, nel quale, oltre gli studi e la scienza, è palese il dilemma (in alcuni tratti la contrapposizione tra la fede e la «sensata esperienza». Segni di contrasto che si trasformarono il “guerra” fino al Tribunale dell'Inquisizione.
Il carteggio tra Galileo Galilei e il matematico, insieme ad altre lettere autografe, strumenti astronomici del Seicento del museo dell'Osservatorio astronomico di Roma, e il globo celeste, progettato da Clavio stesso della Biblioteca nazionale della Capitale, da oggi fino al 13 febbraio sono esposti (ingresso gratuito dal lunedì al venerdì) nello Spazio espositivo Tritone, via del Tritone 132 a Roma, della Fondazione Sorgente Group. I testi antichi, conservati come Fondo Clavius dell'archivio storico della Pontificia Università Gregoriana, vengono alla luce per la prima volta nella mostra “Magistri astronomiae dal XVI al XIX secolo: Cristoforo Clavio, Galileo Galilei e Angelo Secchi”.
IL SOGGIORNO
Proprio durante quel soggiorno a Roma, come documentano gli scritti, Galilei ottenne dalla Chiesa un iniziale riconoscimento della validità delle sue scoperte. Uno straordinario documento è la lettera del 1609 in cui Galileo parla delle sue osservazioni della luna attraverso un telescopio e disegna, a metà foglio, la discontinuità della superficie lunare. In seguito, appunto, contrastata della Chiesa. Un materiale monumentale, il carteggio e il Fondo Clavius, che è stato interamente digitalizzato grazie alla sinergia dell'istituto di Linguistica computazionale e l'istituto di Informatica e telematica del Cnr di Pisa. Restaurato («Abbiamo voluto sostenere il progetto di recupero e digitalizzazione del Fondo Clavius - spiega Paola Mainetti, vice presidente di Fondazione Sorgente Group - per rendere i documenti visibili con la mostra e consultabili on line». Sul sito www.clavinsontheweb.com ci sono tutti gli scritti e, a fianco una traduzione in italiano, la lingua utilizzata tra Galileo e Clavio era latino antico.
In mostra anche il calendario gregoriano approvato nel 1582 da Gregorio XIII con una bolla. Al perfezionamento del modello lavorò anche Clavio: il codice esposto è aperto sulla pagina in cui sono presentati i calcoli di previsione del giorno di Pasqua per gli anni del nostro secolo. Per il 2014 e il 2015 vennero calcolati correttamente dal matematico. Il calcolo arriva fino all'anno Cinquemila. A fianco parte dell'opera di Angelo Secchi, gesuita astronomo del 1818, che ha posto le basi della moderna astrofisica.
Carla Massi
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