Tutto è partito dalla famiglia di Levinson, che aveva affermato di avere ogni motivo per credere che il proprio caro fosse vivo. Per questo si è rivolta al Gruppo di Lavoro dell'Onu che indaga sulle sparizioni forzate o involontarie e questa volta, a sorpresa, l'Iran ha risposto positivamente. «Stando alla dichiarazione del ministero della Giustizia, Robert Levinson ha un caso in corso davanti alla Corte rivoluzionaria di Teheran», si legge nella email inviata dagli investigatori Onu alla famiglia. In febbraio invece Teheran aveva chiesto allo stesso gruppo di lavoro di chiudere la sua indagine su Levinson, in quanto «non è stata fornita alcuna prova che dimostri la sua presenza nelle prigioni iraniane». È quindi la prima indicazione in oltre un decennio che l'ex agente dell'Fbi potrebbe essere detenuto in Iran e sottoposto ad indagini. In genere la Corte rivoluzionaria tratta casi di spionaggio, sovversione, contrabbando, blasfemia, con processi a porte chiuse che per gli occidentali o gli iraniani con doppia nazionalità si concludono spesso con condanne da usare come merce di scambio nei negoziati.
Gli Usa sostennero a lungo che l'uomo - un agente Fbi che si era distinto in operazioni contro la mafia italiana e russa - stava lavorando in quell'occasione per un'azienda privata.
Ma nel 2013 l'Associated Press rivelò che in realtà era in missione per analisti della Cia. La sua famiglia ha ricevuto 2,5 milioni di dollari l'anno dall'agenzia di intelligence per bloccare una causa che avrebbe rivelato i dettagli del suo lavoro, mentre tre analisti sono stati cacciati ed altri sono stati sanzionati. Nelle uniche immagini emerse dopo la scomparsa, risalenti al 2010 e 2011, Levinson indossa una tuta arancione simile a quella dei prigionieri nel carcere Usa di Guantanamo e appare dimagrito, con la barba e i capelli lunghi. In un video, con una popolare canzone nuziale pashtun in sottofondo, l'uomo si lamenta delle sue cattive condizioni di salute. Oltre a lui, ci sono almeno altri quattro americani detenuti in Iran.
«Nessun caso giudiziario è stato formato nei tribunali iraniani, incluso il tribunale rivoluzionario, sull'ex agente della Cia Robert Levinson» ha però detto il portavoce del ministero degli Esteri iraniano Abbas Mousavi, citato dall'agenzia Isna, aggiungendo che come mossa umanitaria l'Iran ha aperto un caso relativo a Levinson solo come «persona scomparsa. Non abbiamo informazioni sul destino del cittadino americano, ma facciamo del nostro meglio per aiutare a risolvere il problema», ha ribadito Mousavi. (ANSA).
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