Ucraina, le soldatesse di Kiev tra pallottole russe e molestie dei colleghi: il doppio fronte della guerra

Nelle forze armate di Kiev ci sono 60mila combattenti, 42mila impegnate direttamente nel conlfitto

Pallottole russe e molestie dei colleghi, il doppio fronte delle soldatesse ucraine
di Anna Guaita
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Sabato 5 Agosto 2023, 22:18

Essere al fronte, rischiare la vita, e doversi pure guardare dalle mani lunghe dei tuoi commilitoni e dei tuoi ufficiali. È capitato a tante soldatesse ucraine. Ma le giovani combattenti che hanno tentato di denunciare le molestie non sono state ascoltate, e nel peggiore dei casi sono state minacciate. Una sergente ha raccontato di aver dovuto chiedere il trasferimento a un altro plotone dopo che alle sue proteste i superiori le avevano detto «il posto delle donne è in cucina». Il problema, spiega Evgeniya Velyka, dirigente dell’organizzazione benefica Arm Women Now per le donne soldato, è che «nella società c’è questa forte opinione che le ragazze vadano nell’esercito per trovare marito».

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Gli uomini, o almeno alcuni uomini, si sentirebbero dunque quasi giustificati nelle loro “avance” verso le colleghe.

Le truppe femminili sono di ben altro parere, e lamentano proprio il fatto che tocchi loro difendersi dagli atteggiamenti sessisti all’interno dei loro stessi ranghi: «La guerra non ha sesso. Se una donna ha la forza di difendere il proprio Paese non si vede perché non lo debba fare» protesta la leggendaria tiratrice scelta Evgenya Emerald. Velyka aggiunge: «Non possiamo immaginare l’entità del problema perché non tutte le soldatesse vogliono parlarne». Dal canto suo, la viceministra della Difesa, Hanna Malyar, ha dichiarato alla BBC che si tratta di «pochi casi» rispetto alle «centinaia di migliaia» di soldati mobilitati. Ma il sessismo in guerra può prendere tante forme, non solo quella delle molestie sessuali. È stato al funerale di una colonnella di 34 anni, Eleonora “Elya” Maltseva, morta insieme ad altri 12 soldati nel bombardamento di un palazzo, che si è capito bene. 

LA CARICA DELLE DONNE

Il quotidiano “The Guardian” ha raccolto le testimonianze dei soldati sotto il comando di Maltseva, parole di stima e ammirazione, che però non erano state ascoltate tra gli alti gradi: «Abbiamo gli standard della Nato ma un sistema e una mentalità sovietici - ha denunciato uno dei presenti -. Se Elya fosse stata ascoltata, i soldati non sarebbero stati lì, non sarebbero morti». Ci sono 60mila donne ucraine attualmente nelle forze armate, 42mila di queste sono direttamente impegnate nella guerra e 5mila sono al fronte. Le donne in Ucraina non possono essere obbligate a entrare nelle forze armate, ma da quando la Russia ha invaso la Crimea, nel 2014, il numero di quelle che lo chiedono è aumentato. Quella che non è stata al passo è la mentalità maschilista dell’istituzione militare, anche nelle piccole cose concrete: le donne al fronte devono indossare le divise maschili, persino le mutande da uomo, perché solo adesso è stata programmata (ma non si sa quando sarà pronta) una divisa al femminile. Le soldatesse si lamentano soprattutto di dover indossare giubbotti protettivi non concepiti per corpi che abbiano il seno.

Al fronte non vengono neanche forniti gli speciali “imbuti”, gli strumenti igienici che permettono loro di urinare in piedi, ovunque, evitando così di doverla «tenere», e riducendo il rischio di cistiti, il disturbo più ricorrente fra le donne al fronte. La mancanza di equipaggiamento e di risorse adeguate le mette spesso in maggior pericolo rispetto agli uomini, e le loro lamentele vengono raramente ascoltate, nonostante combattano e muoiano. Il fenomeno più interessate è che le donne che arrivano in posizioni di comando conquistano velocemente il rispetto delle truppe, ma fanno fatica a farsi sentire dai superiori. Eppure qualcosa si muove. Il sergente Nadiya Haran, 27 anni, reduce dei combattimenti di Bakhmut, dove è stata ferita a un ginocchio, assicura che «le cose stanno migliorando». Difatti Andriana Arekhta, sergente dell’esercito, sta già raccogliendo successi con “Veteranka”, un’associazione che si batte per la parità di diritti per il personale militare femminile e la riforma della legislazione dell’esercito ucraino per allinearla a quella della Nato. 
 

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