Da guerra a bassa intensità a guerra lampo che si trasforma inevitabilmente in una guerra lunga ed estenuante. Sono dovuti cambiare più volte i piani della Russia, in poco più di un mese. La resistenza dell'Ucraina ha scombussolato i disegni di Mosca.
E qualcosa comincia ad emergere anche nell'infosfera russa. Si tratta di districarsi tra propaganda e contropropaganda e di prestare attenzione a cosa filtra e quindi a cosa può arrivare al telespettatore ed elettore russo. Gli analisti del Cremlino giustificano un prolungamento della guerra dando la colpa agli occidentali che stanno dando manforte agli ucraini. È un fatto significativo, sottolineano gli analisti atlantici invece, se anche in una delle più recenti puntate di 60 Minut, il talk show russo filogovernativo condotto dai coniugi Olga Skabeeva ed Evgenij Popov sull'emittente statale Rossija, si cominci a parlare di tempi più lunghi per completare "l'operazione militare speciale" (questo è il nome attribuito da Putin all'invasione ucraina). Popov è il conduttore che ha commentato così la notizia degli ucraini deportati nell'isola di Sakhalin: «Lì ci sono i salari più alti del Paese!».
Russia state TV host Evgeny Popov tries to put a positive spin on Ukrainians being deported to Siberia:
"But in Sakhalin, the salaries are the highest in the country!”— Samuel Ramani (@SamRamani2) March 28, 2022
La propaganda
È un fatto che nelle tv del Cremlino si dia conto di una effettiva resistenza ucraina che si oppone alla "denazificazione" del Paese (altra formula con cui Putin motiva l'invasione dell'Ucraina).
L'analista politico Vitaly Tretyakov ha detto: «La situazione è grave... Dobbiamo ammettere che non c'è stata nessuna svolta psicologica nella nostra operazione, dove la parte avversaria avrebbe perso la volontà di resistere... La resistenza da parte ucraina non si ferma né si indebolisce». Tretyakov ha anche messo in dubbio la saggezza di "liberare" gli ucraini che non sembrano voler essere "liberati" e odiano con veemenza vedere le truppe russe sul loro territorio. Infine ha notato l'incrollabile determinazione dei leader occidentali a "spremere" l'economia russa imponendo sanzioni punitive.
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Ed è un fatto se l'agenzia di stampa russa Ria Novosti oggi riporta che il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov dice che ci vorrà ancora tempo per vedere i pagamenti in rubli per il gas russo da parte di altri paesi. «Si tratta di un processo lungo», ha detto Peskov. «Il pagamento e le consegne sono un processo che richiede tempo», ha ribadito.
Sulla rivista "Difesa nazionale" gli analisti del Cremlino la situazione viene dipinta così: «La dirigenza ucraina continua a sperare che le loro forze armate non dovranno affrontare da sole l'esercito russo e che si apra un altro fronte contro di esso - o nel Transcaucaso, o in Moldavia, o anche con la partecipazione della Polonia». Riassunto: l'Ucraina intende allargare il conflitto mentre, recita un altro titolo sulla stessa rivista "la Russia ha mosso ben due passi in direzione della pace". I passi, viene spiegato, sarebbero la proposta di un possibile incontro dei leader e poi la «radicale riduzione dell'attività militare a Kiev e Chernihiv».
Le proiezioni e il fronte moldavo
Nelle proiezioni future però gli analisti ammettono che il caso Ucraina non si piò chiudere presto ed evocano, loro sì, un "fronte moldavo" che, si legge «dipende da come si svilupperà in futuro l'operazione speciale delle forze armate russe in Ucraina. In caso di battaglie per Odessa e un'ulteriore offensiva a ovest, l'importanza della Transnistria aumenta notevolmente - e questo apre la possibilità di un conflitto militare con i moldavi». Antenne accese anche su quello che succede più a nord. Gli analisti del Cremlino denunciano infatti le dichiarazioni di Oleksiy Danilov, il segretario del Consiglio nazionale per la sicurezza e la difesa dell'Ucraina, che ha pubblicamente sostenuto le rivendicazioni della Polonia sul territorio di Kaliningrad (exclave russa in Europa).
Il portavoce del Pentagono John Kirby ha detto che il movimento delle truppe russe lontano da Kiev è apparso minimo, e ci sono state numerose esplosioni, sentite in città martedì notte. «Non siamo convinti che la minaccia alla capitale sia stata radicalmente diminuita», ha detto Kirby.