Lyubov è stata condannata per "crudeltà, umiliazione e tortura" per aver affamato e drogato con psicofarmaci il piccolo Valery Kondourov a partire da quando aveva tre anni, in modo tale da far credere ai medici che il bimbo avesse una malattia rara e inspiegabile. Oggi, a 11 anni, Valery è alto come un bambino di 5 anni e pesa come uno di 4. "Per otto anni - ha detto Svetlana Petrenko del Comitato investigativo federale russo - ha deliberatamente lasciato il bimbo affamato e gli ha somministrato medicinali per provocare manifestazioni cliniche di una malattia allo stomaco e poterlo registrare come disabile per ricevere varie indennità e assegni di malattia. Nel frattempo raccontava che lo stava facendo studiare a casa senza mandarlo a scuola per evitargli contatti con altre persone".
Solo dopo otto anni, finalmente, un anziano medico ha scoperto la verità visitando il ragazzino a fondo e con estremo scrupolo: il suo responso, che non lasciava adito a dubbi, diceva che Valery era assolutamente sano, e che i problemi di sviluppo e malnutrizione erano stati provocati dalla madre adottiva. Una volta smascherata, Lyubov si è vista togliere immediatamente l'affidamento del piccolo ed è stata incriminata, mentre Valery, che si trovava ormai a un passo dalla morte, è stato affidato a un'altra famiglia ed è attualmente seguito da Svetlana Suleimanova, la psicologa che si è occupata di lui subito dopo la "liberazione" dalle grinfie di Lyubov. La donna, oltre a scontare sei anni in carcere, dovrà restituire tutti i sussidi percepiti indebitamente in questi anni, una cifra pari a 60mila euro, e risarcire Valery con 10mila euro per danni morali. Fermo restando che nessuna cifra al mondo potrà mai ripagare il bimbo per i danni subiti in quegli anni d'inferno: danni che lo accompagneranno per tutta la vita.
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