Alcuni dei sauditi in questione sono sospettati di avere connessioni con movimenti estremisti, mettendo nuovamente a dura prova i difficili rapporti tra Washington e Riad e aprendo nuovi interrogativi sui controlli da ambo le parti del background degli studenti in training negli Usa. Altri sono accusati di possesso di materiale pedopornografico. Nessuno di loro invece è sospettato di complicità nella strage di Pensacola, anche se tre di loro avevano filmato l'attacco. La sparatoria all'interno di una delle più importanti basi americane per l'addestramento aveva suscitato forte allarme. Soprattutto dopo la scoperta che l'autore, Mohammed Saeed Al Shamrani, si era radicalizzato sin dal 2015, postando su Twitter prima di entrare in azione un "testamento" con una citazione del defunto capo di Al-Qaida Osama bin Laden e un manifesto contro gli Usa «nazione del male» per le sue politiche contro i musulmani e a favore di Israele.
L'attacco era stato quindi classificato come «atto terroristico» e il Pentagono aveva avviato uno screening su tutti gli 850 allievi sauditi presenti nelle basi Usa, sospendendone l'addestramento operativo. «Nessuno scenario di minaccia immediata», avevano assicurato fonti della difesa.
Ma ora le autorità preferiscono cautelarsi cacciando gli studenti sospetti, memori anche del fatto che 15 dei 19 componenti del commando degli attentati dell'11 settembre erano sauditi. Il Pentagono ha già consegnato i risultati delle sue indagini all'Fbi, che nel frattempo sta ingaggiando una battaglia legale con Apple per ottenere i dati dei due iPhone di Al Shamrani. La società di Cupertino si è opposta alla richiesta, sottolineando di aver già aiutato il Bureau condividendo i dati nell'archivio iCloud
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