James Kenneth Lindquester non poteva avere idea che quella che aveva in mano era un’arma letale. Aveva solo tre anni e, come ogni bimbo curioso, si era intrufolato in camera da letto e aveva cominciato a rovistare nei cassetti fino a quando non aveva trovato quella pistola. Ci ha giocato, se l’è passata da una manina all’altra fino a quando non ha premuto il grilletto: il proiettile lo ha colpito in faccia senza lasciargli alcuna via di scampo.
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È l’ennesima tragedia delle armi facili quella che arriva da Aloha, in Oregon, dove una famiglia sta piangendo la morte del suo piccolo, ucciso da quella pistola lasciata carica e a portata di bambino.
Quando il piccolo ha esploso il colpo, in casa con lui c’era il papà, la fidanzata dell’uomo e un altro bambino, ma nessuno era nella stanza a controllarlo nel momento della tragedia. Adesso spetterà al procuratore distrettuale stabilire se saranno emesse delle accuse nei confronti degli adulti. «Penso che se chiedi a chiunque faccia il nostro mestiere, la richiesta d'intervento per la morte di un bambino è sempre la peggiore - ha detto il vice sceriffo Shannon Wilde - È dura, molti di noi sono genitori. So che alcuni dei soccorritori accorsi sulmluogo della tragedia hanno figli della stessa età della vittima. Vediamo molte cose orribili, ma vedere un bambino in quella situazione è la cosa peggiore».
Sulla scia della morte di James, l'ufficio dello sceriffo ha esortato i proprietari di armi a tenerle scariche e sotto chiave: «Se le persone scelgono di avere un'arma da fuoco in casa, devono prendere delle precauzioni. L'onere di assicurarsi che l’arma sia al sicuro è sempre dell’adulto. Dobbiamo tenerle lontane dai nostri bambini e far capire loro che sono pericolose».