Indi Gregory, corsa contro il tempo: ancora un giorno per salvarla. Gli inglesi possono staccare i macchinari alle 15

L’Alta corte britannica autorizza a staccare la spina dalle tre di oggi pomeriggio. Ricorso della famiglia

Indi Gregory, il giudice decide lo stop ai supporti vitali per domani. Il padre: «Ho ricevuto minacce dall'ospedale»
di Chiara Bruschi
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Mercoledì 8 Novembre 2023, 16:44 - Ultimo aggiornamento: 10 Novembre, 08:46

 «Ho dovuto affrontare ripetute minacce da parte dell’ospedale, dove cercavano di intimidirmi e di accelerare la morte di Indi, anche in presenza di ordini del tribunale in sospeso. Non sembra esserci alcuna cura o compassione, solo crudeltà verso la nostra famiglia». Diventa sempre più dura la battaglia di Dean Gregory, che ha rilasciato queste dichiarazioni ieri pomeriggio, e della moglie Claire, con cui sta lottando per poter portare la figlia Indi di otto mesi in Italia, dove l’Ospedale Bambino Gesù è pronto ad accoglierla. «È vergognoso che l’ospedale e i tribunali del Regno Unito ignorino semplicemente l’offerta del governo italiano - ha continuato il padre della piccola -. Faccio appello al governo britannico affinché permetta a Indi di venire in Italia prima che sia troppo tardi. Come padre non ho mai chiesto o implorato nulla in vita mia, ma ora prego il governo britannico di aiutarmi a prevenire che la vita di nostra figlia sia portata via». 

IL GIUDICE

Proprio ieri, infatti, nel pomeriggio, il giudice dell’Alta Corte Robert Peel ha stabilito che l’interruzione del sostegno vitale a Indi deve avvenire in ospedale o in un istituto per malati terminali, ma non può essere organizzata a casa, come richiesto dai genitori. Pertanto, l’interruzione delle cure che la tengono in vita dovrà avvenire in qualsiasi momento dalle 15 di questo pomeriggio. Una decisione alla quale la famiglia, sostenuta dai legali del Christian Legal Centre, si è opposta ricorrendo in appello. La tensione ieri era altissima. Ancora prima della sentenza, lamentano i genitori, i vertici del servizio sanitario nazionale hanno «minacciato di rimuovere il supporto vitale senza la presenza dei familiari». Il padre, Dean Gregory, non era in ospedale in quel momento e ha raccontato di essersi sentito come se stesse per avere un infarto quando è stato informato. La sentenza dell’Alta Corte, inoltre, è stata emessa in parallelo e nonostante le autorità italiane abbiano compiuto altri importanti passaggi dopo la concessione della cittadinanza decisa d’urgenza – e all’unanimità – dal governo Meloni lunedì pomeriggio. 
Il console italiano a Manchester Matteo Corradini, fanno sapere i legali, in qualità di giudice tutelare della bimba, ha emesso un provvedimento d’urgenza che autorizza il trasferimento immediato di Indi all’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma.

Qui i medici si sono detti disposti prendersi cura della bambina, il tutto sostenuto economicamente dal servizio sanitario nazionale italiano. Con il provvedimento del console, inoltre, il direttore generale dell’ospedale Antonio Perno è stato nominato tutore di Indi: «Secondo la legge italiana, il console italiano a Manchester ha il potere di operare come giudice e può emanare provvedimenti di emergenza - spiegano i legali - L’ordinanza della Corte è stata comunicata dal nuovo tutore all’amministratore delegato del Queen’s Medical Center di Nottingham per facilitare una collaborazione costruttiva tra le autorità sanitarie italiane e inglesi al fine di evitare questioni legali su conflitti di giurisdizione. Il dottor Perno chiederà di incontrare urgentemente i medici del Queen’s Medical Center». Ed è quindi in questo accordo tra le due strutture - rigorosamente a porte chiuse - che si concentrano tutte le speranze dei genitori di Indi.

«È la prima volta che una misura del genere viene emessa in un caso di fine vita nel Regno Unito», spiegano i legali dei Gregory. Ma questo potrebbe non bastare. I medici britannici però hanno ribadito più volte e in più sedi che l’interesse di Indi è quello di interrompere i trattamenti che la tengono in vita, essendo affetta da una malattia giudicata incurabile. Proseguire con interventi e terapie significherebbe procurarle sofferenze inutili: «Questo è un momento incredibilmente difficile per Indi e la sua famiglia e i nostri pensieri sono con loro oggi - ha dichiarato il direttore medico dell’NHS Trust degli ospedali universitari di Nottingham Keith Girling - A seguito della decisione odierna dell’Alta Corte, la nostra priorità rimarrà quella di fornire a Indi cure specialistiche adeguate alle sue condizioni e in linea con la direzione della Corte, sostenendo la sua famiglia in ogni modo possibile». 

 

LE RICHIESTE

Andrea Williams, amministratore delegato del Christian Legal Centre, ha chiamato in causa anche il primo ministro Rishi Sunak: «Che buon motivo può esserci per trattenere Indi qui contro la volontà dei suoi genitori quando a Roma vengono offerte cure? Gli sviluppi mettono a nudo la differenza di approccio tra le due nazioni, quando il Primo Ministro italiano ha espresso apertamente il suo sostegno a Indi Gregory e al diritto dei suoi genitori di accedere alle cure a Roma e il Primo Ministro britannico è rimasto in silenzio. Siamo preoccupati che non ci siano state notizie da parte delle autorità britanniche da quando a Indi è stata concessa la cittadinanza italiana. Chiediamo un intervento urgente per consentire che si compiano le scelte giuste». 

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