LA GUERRA

Bombe su Gaza, gli Usa: «Israele tuteli i civili o sarà sconfitta strategica». Ostaggi, il Mossad ritira la delegazione da Doha

Le ultime notizie sul conflitto in Medio Oriente

Bombe su Gaza, gli Usa: «Israele tuteli i civili o sarà sconfitta strategica». Ostaggi, il Mossad ritira la delegazione da Doha

Mezzi blindati israeliani hanno superato la scorsa notte il Wadi Gaza

Mezzi blindati israeliani hanno superato la scorsa notte il Wadi Gaza e sono entrati nel settore meridionale della Striscia, assestandosi sulla arteria Khan Yunis-Deir el-Ballah. Altri blindati hanno preso posizione sulla spiaggia di Deir el-Ballah. Lo riferiscono fonti locali secondo cui la scorsa notte ci sono stati combattimenti fra l'esercito e miliziani di Hamas nella vicina zona di Karara. Mentre l'aviazione continua i bombardamenti il portavoce militare Avichay Adraee ha ordinato la evacuazione del centro di Khan Yunis, dopo che ieri erano stati sgomberati alcuni rioni. Gli ordini sono di raggiungere la città di Rafah.

 

Usa: Israele tuteli civili a Gaza o sarà sconfitta strategica

Il capo del Pentagono mette in guardia Israele sul rischio si una «sconfitta strategica» nella sua guerra contro Hamas se non terrà conto degli avvertimenti sul crescente numero di vittime civili a Gaza. «Ho personalmente spinto sui leader israeliani per evitare vittime civili, per evitare una retorica irresponsabile e per prevenire la violenza dei coloni in Cisgiordania», ha detto il segretario alla Difesa Usa Lloyd Austin, secondo quanto riportato dall'agenzia Bloomberg.

«Ho imparato una o due cose sulla guerriglia urbana dal tempo che ho trascorso in Iraq. Come Hamas, anche l'Isis era infiltrato profondamente nelle aree urbane. E la coalizione internazionale contro l'Isis ha lavorato per proteggere i civili e creare dei corridoi umanitari», ha detto Austin intervenendo al Forum alla Reagan National Defense. «La lezione è che l'unico modo di vincere una guerriglia urbana è proteggendo i civili. In questo tipo di battaglia, il centro della gravità è la popolazione civile. Se la si spinge fra le braccia del nemico, si sostituisce una vittoria tattica con una sconfitta strategica», ha messo in guardia Austin.

Netanyahu: continuiamo a combattere per distruggere Hamas

«Continuiamo a combattere con tutta la forza per distruggere Hamas, per impedire che Gaza torni a minacciarci e per far sì che tutti gli ostaggi ritornino a casa»: lo ha detto il premier Benyamin Netanyahu, aprendo una conferenza stampa. «La guerra proseguirà fino al raggiungimento di tutti gli obiettivi. La manovra terrestre è necessaria per raggiungere questo scopo».

Israele: Erdogan potrà accogliere terroristi Hamas in fuga

Israele ha detto che la Turchia, se vuole, potrà accogliere i membri dell'ala militare di Hamas che alla fine del conflitto fossero ancora vivi. Commentando il sostegno del presidente Recep Tayyep Erdogan a Hamas, il ministro degli esteri israeliano Ely Cohen ha scritto su X: «L'organizzazione Hamas-Isis cesserà di esistere a Gaza, libereremo Gaza da Hamas, per il bene della sicurezza di Israele e per creare un futuro migliore agli abitanti della regione». «La vostra presidenza - ha concluso Cohen - potrà poi accogliere nel Suo Paese i terroristi di Hamas che non siano stati eliminati e che siano fuggiti da Gaza».

Trattative in stallo, il Mossad richiama staff da Doha

«Alla luce del punto morto in cui sono giunte le trattative, dietro istruzione del premier Benyamin Netanyahu, il capo del Mossad David Barnea ha ordinato al suo staff di rientrare da Doha»: lo rende noto un comunicato ufficiale. «L'organizzazione terroristica Hamas - prosegue il comunicato - non ha realizzato la propria parte dell'accordo, che includeva la liberazione di donne e bambini secondo una lista inoltrata a Hamas, e approvata da quella organizzazione».

Erdogan: "Hamas interlocutore essenziale per raggiungere la pace"

Il presidente della Turchia Recep Tayyip Erdogan ha lanciato ancora una volta una durissima condanna contro il governo e l'esercito israeliano per il «massacro» che stanno commettendo contro la popolazione di Gaza, prima di affermare che non riconosce il movimento islamista Hamas, a capo dell'enclave, come gruppo terroristico e che addirittura considera l'organizzazione un interlocutore essenziale per una possibile soluzione di pace nella regione. «Gli israeliani, che sono stati vittime del genocidio, sono ora diventati gli assassini dei loro antenati», ha detto Erdogan prima di parlare del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. «Il massacro commesso dalla sua amministrazione a Gaza è rimasto una macchia nera nella storia, e anche i paesi che gli hanno dato il loro appoggio incondizionato sono stati macchiati», ha affermato in dichiarazioni riportate dall'agenzia di stampa ufficiale turca Anadolu. Erdogan ha affermato di sperare che la Corte penale internazionale persegua «questi 'macellai' di Gaza, che sono stati colti in flagrante» e impartisca «le punizioni necessarie contro di loro, soprattutto contro Netanyahu». Il presidente turco si è offerto ancora una volta come possibile mediatore per un accordo di pace sia per Gaza che per l'intera regione, ma ha sottolineato che Hamas deve essere parte di questi colloqui. «La questione di Gaza non può essere discussa senza una soluzione a due Stati», ha dichiarato Erdogan a proposito della storica tabella di marcia che prevede la coesistenza di uno Stato palestinese e uno Stato israeliano, prima di indicare però che «l'esclusione di Hamas» da questo piano «non è uno scenario realistico. Rimango nella stessa posizione di sempre - ha sottolineato - Non mi interessa quello che dicono gli altri: non posso accettare Hamas come organizzazione terroristica».

I palestinesi: "Israele ha distrutto tre moschee nella zona sud di Gaza"

Nuovi raid aerei israeliani nella zona sud della Striscia di Gaza: fonti palestinesi riferiscono della distruzione di moschee a Khan Yunis.

Stati Uniti: "Israele farà entrare a Gaza più aiuti, ma saranno sempre troppo pochi"

Gli Stati Uniti ritengono che Israele inizierà a consentire che parte dell'assistenza affluisca nuovamente nel territorio dopo aver bloccato gli aiuti venerdì dopo la fine del cessate il fuoco.

Lo ha detto - riporta il Guardian - il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale, John Kirby, sottolineando che su richiesta di Washington consentirà l'ingresso di alcuni aiuti Si tratterà comuqnue, ha aggiunto, di un flusso significativamente limitato rispetto alle centinaia di camion al giorno che entravano a Gaza durante la pausa di sette giorni nei combattimenti: si potrebbe trattare ora di «decine di camion contro le centinaia» durante la tregua. Gli Stati Uniti - ha concluso - continueranno a spingere per aumentare gli aiuti a Gaza almeno fino al livello delle merci entrate durante la pausa.

Gaza, ospedali allo stremo: feriti sui pavimenti dei reparti

I civili hanno riempito di nuovo gli ospedali di Gaza in seguito alla ripresa delle ostilità tra Israele e Hamas. Secondo il ministero della Sanità di Gaza, controllato da Hamas, la maggior parte delle vittime dei bombardamenti a Gaza dalla fine della tregua di ieri sono donne e bambini. Israele afferma che i suoi attacchi militari stanno prendendo di mira Hamas, non i civili. «Le squadre mediche hanno avuto a che fare con un gran numero di feriti dalla fine della pausa umanitaria ieri mattina, con i continui bombardamenti sui civili», ha detto alla Cnn Ashraf Al-Qidra, portavoce del ministero della Sanità. «I feriti giacciono sui pavimenti nei reparti di emergenza e davanti alle sale operatorie a causa dei molti arrivi». Le condizioni stanno peggiorando anche nel sud di Gaza. Israele ha recentemente iniziato a effettuare attacchi nella zona dopo aver precedentemente concentrato l'attività militare nel nord dell'enclave. «Gli ospedali nelle regioni meridionali della Striscia di Gaza non sono più in grado di fornire servizi medici. Il pronto soccorso non è in grado di ricevere più vittime», ha detto in una nota il direttore dell'ospedale europeo di Khan Younis, Youssef Al-Akkad.

Medici senza frontiere: "Tutti gli elementi indicano l'esercito israeliano come responsabile dell'attacco contro il convoglio di evacuazione dell'organizzazione avvenuto il 18 novembre a Gaza City e che causò due morti"

«A distanza di due settimane, dopo aver raccolto le testimonianze del personale presente quel giorno nel convoglio», Medici Senza Frontiere (Msf) «ritiene che tutti gli elementi indichino l'esercito israeliano come responsabile dell'attacco» contro il convoglio di evacuazione dell'organizzazione avvenuto il 18 novembre a Gaza City. Lo riporta in una nota Msf, precisando che due persone sono state uccise in quello che è apparso subito come un «attacco deliberato» contro mezzi del gruppo, «con il simbolo dell'organizzazione ben riconoscibile». Entrambe le vittime erano familiari di membri dello staff di Msf, uno di loro era anche un volontario che supportava l'azione medica all'ospedale di al-Shifa. «Msf ha chiesto una spiegazione formale alle autorità israeliane, oltre a un'indagine indipendente per stabilire i fatti e le responsabilità», prosegue la nota, aggiungendo che «questi attacchi possono essere attribuiti all'intervento di un bulldozer e di un veicolo militare pesante dell'esercito israeliano. I cinque veicoli, usati nell'evacuazione del 18 novembre, erano potenziali prove, nel caso di un'indagine indipendente sull'attacco al convoglio di Msf». L'organizzazione, si conclude la nota, «condanna ancora una volta e con la massima fermezza l'attacco al suo convoglio e porge nuovamente le sue condoglianze alle famiglie delle vittime»

Unicef: prima della tregua già più di 5.300 bambini uccisi

Prima della pausa dai combattimenti più di 5.300 bambini palestinesi sono stati uccisi in 48 giorni di bombardamenti incessanti, un dato che non include molti bambini ancora dispersi e presumibilmente sepolti sotto le macerie.

A dirlo è l'Unicef che aggiunge: «I bambini hanno bisogno di un cessate il fuoco umanitario duraturo. Tutti i bambini dello Stato di Palestina e di Israele meritano la pace. Se la violenza dovesse tornare su questa intensità, possiamo presumere che altre centinaia di bambini saranno uccisi e feriti ogni giorno. La Striscia di Gaza è di nuovo, da ieri, il luogo più pericoloso al mondo per essere un bambino».

Massicci attacchi israeliani su Khan Younis e Rafah

L'esercito israeliano ha lanciato una massiccia ondata di attacchi notturni contro obiettivi di Hamas e di altri gruppi terroristici nel sud della Striscia di Gaza. Il Times of Israel ha scritto di «estese battaglie di terra» intorno alla città di Khan Younis, nella parte meridionale dell'area isolata. L'Idf ha riferito che alcuni dirigenti di Hamas si trovavano nella zona.

Citando residenti della Striscia di Gaza, il quotidiano israeliano ha aggiunto che l'esercito israeliano ha lanciato volantini a Khan Younis invitando i residenti a fuggire a Rafah, nel sud, poiché la zona era pericolosa. Sono stati segnalati attacchi dell'Idf anche a Rafah.

Israele, attacco aereo nei pressi di Damasco

Le difese aeree siriane hanno respinto stamattina un attacco missilistico israeliano contro obiettivi nelle vicinanze di Damasco. Lo scrive Haaretz, citando i media statali siriani. «Il nemico israeliano ha effettuato un'aggressione aerea dalla direzione del Golan siriano occupato, prendendo di mira alcuni punti nelle vicinanze della città di Damasco», ha riferito Sana, l'agenzia di stampa statale siriana, citando una fonte militare e aggiungendo che l'attacco ha causato solo danni materiali.

Blinken all'Iraq: "Proteggete le basi che ospitano le truppe americane"

Il segretario di Stato Antony Blinken ha chiesto al premier iracheno Shia al-Sudani di proteggere le basi che ospitano le truppe americane. Lo riferisce il Dipartimento di Stato parlando di una conversazione telefonica fra i due. Le truppe americane e della coalizione sono state attaccate 40 volte in Iraq e Siria da forza sostenute dall'Iran.

Hezbollah: "Nostri i razzi Katyusha lanciati dal Libano meridionale contro insediamenti israeliani"

Hezbollah ha rivendicato la responsabilità dei lanci, avvenuti ieri sera, di razzi Katyusha dal Libano meridionale contro insediamenti israeliani nel nord a Dishon. Lo riferisce Ynet spiegando che non si registrano notizie di feriti o danni. Secondo Channel 12 i razzi sarebbero caduti in aree disabitate.

di Mauro Evangelisti

Al settimo giorno la tregua si è frantumata. Israele accusa Hamas di avere violato i patti perché ieri mattina ha lanciato razzi dalla Striscia di Gaza (almeno una cinquantina), non ha rilasciato tutte le donne come promesso e non ha consentito alla Croce rossa di fare visita agli ostaggi rimasti prigionieri. Ieri l’Idf ha prima chiesto ai palestinesi di evacuare dalla città del Sud Khan Yunis e poi ha colpito 200 obiettivi all’interno della Striscia. Hamas sostiene che a non volere proseguire il cessate il fuoco è stato lo Stato ebraico che ieri mattina ha attaccato. Il Ministero della Salute palestinese (legato ad Hamas) ha dichiarato che la ripresa degli attacchi aerei ha causato 178 vittime, ucciso anche un giornalista dell’agenzia di stampa turca Anadolu.

TENSIONE
Va detto che giovedì due terroristi, armati di pistola e fucile, hanno attaccato dei civili a una fermata del bus a Gerusalemme, uccidendo tre persone tra cui una donna incinta (la quarta vittima, sempre israeliana, è stata ammazzata da un militare che non ha compreso che il civile, un eroe, era coraggiosamente intervenuto per fermare gli attentatori).

Hamas ha rivendicato l’attentato, dunque la tregua già giovedì appariva a rischio. Diversi ministri, quelli più a destra, da giorni stavano scalpitando, chiedendo di tornare a combattere. E ieri il ministro delle Finanze di estrema destra, Bezalel Smotrich, ha chiesto di ritirarsi definitivamente dai negoziati sugli ostaggi e interrompere i contatti con Hamas e i mediatori. La svolta di ieri mattina è drammatica: bombardare il Sud della Striscia di Gaza, dove l’Idf (forze armate israeliane) prima della pausa degli attacchi aveva detto alla popolazione che viveva al Nord di trasferirsi per evitare di essere coinvolta nel conflitto, significa mettere a rischio moltissimi civili che non sapranno dove fuggire; secondo i dati diffusi da uno dei portavoce del governo, Hamas e le altre organizzazioni terroristiche hanno ancora 137 ostaggi (ma i dati sono incerti per vari motivi) ed è impossibile prevedere cosa sarà di loro. In quel numero Israele conta ancora il piccolo Kfir Bibas, 10 mesi, il fratellino Ariel, 4, e la madre, di cui Hamas ha annunciato la morte (l’Idf accusa: «la famiglia Bibas, avrebbero dovuto essere restituita, Hamas ha deciso di non farlo»). Inoltre sono compresi 11 stranieri (8 dalla Thailandia, uno dal Nepal, uno dalla Tanzania e un franco-messicano). Tra i rapiti ancora nelle mani dei terroristi, 20 donne. I racconti più recenti di chi è stato liberato sono angoscianti: agli ostaggi viene dato quasi nulla da mangiare, alcuni sono stati picchiati con cavi elettrici, i bambini sono stati sedati e sottoposti a ustioni su una gamba con il gas di scarico delle motociclette per lasciare un marchio. Nonostante la ripresa dei bombardamenti israeliani e del lancio dei razzi da parte di Hamas, esistono ancora dei canali di dialogo. Secondo la Cnn un funzionario del dipartimento americano in missione con Blinken ha detto che «le discussioni continuano anche se Hamas non ha consegnato la lista degli ostaggi di quella che sarebbe dovuta essere l’ottava giornata di tregua». Blinken, segretario di Stato Usa, con il governo israeliano era stato molto deciso, chiedendo di prorogare il cessate il fuoco e salvaguardare i civili palestinesi. La ripresa dei combattimenti proprio mentre era ancora in Israele si presta a varie chiavi di lettura, anche a quella che fa pensare a una distanza che sta crescendo tra Washington e Tel Aviv. Blinken: «La rottura della tregua è una responsabilità di Hamas, ma va fatto di tutto per far ripartire la pausa umanitaria». Un’analisi del Financial Times prevede che l’azione militare israeliana possa durare anche un anno e che l’offensiva di terra diventerà ancora più intensa a inizio del 2024. Altre fonti citate dalla Cnn dicono che se Hamas fornirà una lista «accettabile» di ostaggi da liberare, Israele è disponibile a riprendere la tregua.

BOLLETTINO
La svolta di ieri mattina costringe a tornare ai bollettini di guerra, a parlare di attacchi aerei, bombardamenti, lanci di razzi, vittime, distruzione, sofferenza. E questo succede già dal primo mattino di ieri: fuoco di artiglieria è stato segnalato a Khan Yunis e Rafah, dunque a Sud della Striscia; attacchi aerei sono avvenuti anche nel Nord Ovest di Gaza City, mentre l’Idf ha segnalato i lanci di razzi da parte di Hamas e in varie città israeliane si sono udite le sirene di allarme. In serata, sempre dalla Striscia, la Jihad islamica ha lanciato altri razzi su Gerusalemme. Al confine con il Libano nel pomeriggio si è aggravata di nuovo la situazione, Hezbollah ha rivendicato un nuovo attacco a Israele vicino alla frontiera, l’Idf ha risposto e sono state segnalate due vittime tra i miliziani. I bombardamenti, giovedì, hanno interessato alcuni depositi di missili di precisione e droni nella capitale yemenita Sanàa, secondo quanto ha riferito l’emittente al-Arabiya, in una «zona militare chiusa» appartenente alle milizie sciite filoiraniane al-Houthi (Israele però nega di essere responsabile dell’azione). A metà pomeriggio il primo ministro israeliano Netanyahu: «Continuiamo a combattere con tutta la nostra forza fino al raggiungimento dei nostri obiettivi». A Blinken che giovedì gli chiedeva di garantire, dopo la fine della guerra, l’integrità territoriale della Striscia, secondo i media israeliani Netanyahu ha risposto: «L’Idf istituirà una zona cuscinetto “nelle profondità” di Gaza dopo la guerra». Per Netanyahu però c’è l’ombra del fallimento della difesa della Nazione. Una inchiesta del New York Times ha messo in fila gli errori del sistema di prevenzione dell’assalto del 7 ottobre: il piano di battaglia di Hamas era noto da molto tempo a Israele, ma fu ignorato, alcuni funzionari lo avevano ottenuto più di un anno fa, «liquidandolo però come troppo ambizioso».
 

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